Una febbre al sole: un cortometraggio sulla cotta estiva di un adolescente per una donna più grande

Quello della cotta adolescenziale per una persona molto più grande è uno dei grandi temi della letteratura che molto successo ha avuto anche nel cinema, soprattutto negli anni ’60 e ’70, quando è stato trasposto in tutti i contesti sociali — da quello popolare a quello alto-borghese — e in tutte le possibili declinazioni (romantiche, erotiche, persino incestuose) e combinazioni (maestro-allieva, zia-nipote, padre-amica della figlia, donna sposata-figlio di amici), nelle varianti etero- e omosessuali.

Quella rappresentata dalla giovanissima regista d’animazione Marie Deboissy nel cortometraggio La Fièvre au Soleil (Febbre al sole) sembra gettare le radici nelle atmosfere sentimentali e pruriginose di uno dei tanti film “vacanzieri” di Éric Rohmer, con un ritmo (sarà stata la piscina a darmi questa sensazione) che mi ha ricordato quello dei racconti di John Cheever che hanno come protagonista l’insoddisfazione della borghesia suburbana.

Deboissy, che fa parte del collettivo di animatori 99°, formatosi all’Atelier Supérieur d’Animation di Parigi, ha realizzato il corto come opera finale del suo corso di studi. La storia è tanto semplice quanto solleticante, perlomeno per chiunque abbia avuto fantasie su una donna più anziana: siamo sulla côté landaise, nel sud-ovest della Francia, in un campeggio frequentato sempre dalle solite persone. Un diciassettenne, Oscar, scopre un’attrazione per Marianne, che ha trent’anni più di lui.
Come in una short story di Carver, il prima e il dopo vengono opportunamente lasciati fuori, e quel che rimane è un denso — seppur rallentato — susseguirsi di sguardi, gesti e (poche) parole, capaci di evocare una variopinta tavolozza di emozioni e sensazioni.

L’animazione è stata realizzata con la tecnica del rotoscopio: da qui il realismo dei disegni, che appaiono come una sequenza di fotografie.

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