Reclamiamo il nostro futuro, il nostro tempo, il nostro corpo: CHEAP e i 279 poster affissi per le strade di Bologna

L’immagine dell’homo faber, artefice del proprio destino, ha avuto molta fortuna tra gli umanisti dell’epoca rinascimentale, dando una notevole spinta in ambito culturale e sociale in opposizione alla visione medievale dell’individuo soggiogato da un fato già scritto nell’alto dei cieli.
L’ideologia neoliberista, che di tutto si impossessa, tutto consuma e tutto deforma a proprio vantaggio, ha fatto propria la locuzione latina homo faber fortunae suae per glorificare la libertà individuale ma al contempo l’ha utilizzata come efficace strumento per colpevolizzare il singolo: dato che ciascuno costruisce il proprio destino, se non hai successo è colpa tua, se non sei felice è colpa tua, se non trovi lavoro (e sei choosy, per dirlo con la Fornero) è colpa tua, se sul posto di lavoro ci muori è colpa tua, se sei povero, depresso, stressato, è colpa tua e solo tua.

È una sorta di delitto perfetto: da una parte ti autoassolvi, sollevando da ogni responsabilità il sistema che hai creato, dall’altra convinci le vittime a considerare colpevoli loro stesse, e non chi crea o perpetua un “gioco” sleale, in cui le condizioni di partenza non sono equilibrate.

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

Mentre settava valori e aspirazioni su livelli sempre più irraggiungibili e contemporaneamente smontava pezzo dopo pezzo le già esigue piattaforme di sostegno, relegando ai margini chi non era in grado di costruire la propria fortuna, il neoliberismo che oggi domina il 99% delle terre emerse confiscava alle future generazioni — e in special modo a coloro che non possono contare su privilegi in base a etnia, genere, censo, luogo di nascita, famiglia — il bene più prezioso: il futuro.

Oggi le lotte più importanti che stanno infiammando il pianeta prendono diverse forme: si lotta contro la violenza di genere, si lotta contro il razzismo sistemico, contro il patriarcato, contro gli abusi del potere, contro il collasso ecologico, contro il caporalato e lo sfruttamento sul lavoro. Si tratta di tanti movimenti differenti, con strategie e tattiche diverse, ma sullo sfondo c’è sempre il futuro, che anno dopo anno facciamo più fatica a immaginare in forme che non contemplino scenari distopici, e che, sempre più numerosi, abbiamo cominciato a reclamare.

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

Lo scorso dicembre, per le strade di Bologna, sono apparsi dei manifesti. Sui manifesti degli interrogativi cruciali, rivolti a chiunque passasse lì davanti: A chi appartiene il tuo tempo?Chi decide del tuo corpo?Torni mai a casa da sola di notte?Cosa fai dei tuoi privilegi?, Hai diritto alla tua città?.
In seguito — come ho avuto modo di raccontare qui — sono arrivate delle esortazioni: Reclaim your timeReclaim your bodyReclaim your powerReclaim our city. E infine, l’invito: CHEAP, festival di poster art che negli anni ha continuamente alzato la posta e, con l’ultima campagna, ha mandato in “ansia da troppi capezzoli” la Lega bolognese, lanciava un call chiedendo a illustratrici e grafici, fotografe e artisti visivi di realizzare un’opera a tema Reclaim your future.

Hanno partecipato in quasi 700, da 38 paesi. Tra questi ne sono stati selezionati 247 e in questi giorni, sugli spazi di pubblica affissione di Bologna, sono apparsi 279 poster in bianco e nero.
Parlano di salute e di corpi, di città e di cultura, di redistribuzione del reddito, di diritto alla casa, di riappropriazione del proprio tempo, di linguaggio, e lo fanno con ironia, intelligenza, furore, rabbia, gioia.
Parlano di futuro, quello che non è mai troppo presto per cominciare a riprenderci.

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
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