La tombola, i puzzle, le costruzioni in legno, il mastermind, le scatole di Lego dagli anni ’70, i giocattoli sonori, i rompicapo, le macchinine, i pupazzi, i pallottolieri: dalle camerette dei bambini di qualche decennio fa agli scaffali della designer Yeonju Yang, che a inizio maggio 2020 ha aperto su Instagram l’account Planet Playthings: una raccolta dei giochi del passato più interessanti dal punto di vista estetico e progettuale.
Yang lavora a Londra, dove nel 2011 ha fondato insieme a Claudio Ripol lo studio multidisciplinare YARD. Entrambi hanno una formazione come designer del prodotto ma, a partire dal 2016, realizzano anche libri e giochi per bambini con la loro piccola realtà editoriale indipendente: Owl & Dog Playbooks.
«Siamo sempre stati molto interessati al design dei giocattoli. Quando abbiamo lavorato con Muji per un paio di progetti di toy design, ci siamo divertiti moltissimo e abbiamo iniziato a pensare a come avremmo potuto realizzare i nostri. Il budget di produzione è sempre stato un grosso vincolo per una piccola azienda come la nostra. Abbiamo iniziato a progettare giocattoli in legno o plastica ma non potevamo permetterci di fabbricarli e presto ci siamo resi conto che la carta era l’unico materiale alla nostra portata. Non avevamo mai pensato di diventare degli editori, ma eccoci qui. Le idee sui giocattoli pieghevoli di carta si sono evolute, sono nate le storie e abbiamo creato libri-gioco tattili per far interagire i bambini durante la lettura».
Per saperne di più ho raggiunto Yang via mail e le ho fatto qualche domanda sulla sua collezione e sui giochi vintage.
Quando e come hai iniziato a collezionarli?
Ho accumulato ogni sorta di oggetti per molti anni. In particolare i giochi, dei quali sono diventata ossessionata da quando, nel 2013, abbiamo cominciato ad occuparci di progetti di toy design. Nello stesso anno è nato nostro figlio, così ho avuto la scusa perfetta per collezionare ancora di più, sia per fare ricerca che per intrattenere il piccolo.
Quando scopro un “nuovo” vecchio giocattolo imparo molte cose: il processo di produzione, da dove viene, le mode cromatiche del periodo… Lo trovo affascinante.
Dove li trovi?
In molti luoghi differenti. Fiere dell’antiquariato, mercatini delle pulci, charity shops. Quando pianifichiamo una vacanza facciamo in modo che ci sia una fiera o un mercatino nella città e nel villaggio in cui siamo.
Cosa cerchi in un giocattolo per farlo entrare a far parte della tua collezione?
Cerco giocattoli creativi, dal punto di vista visivo e funzionale. Qualcosa con cui poter effettivamente giocare con mio figlio e col quale possiamo divertirci. Li compro per giocarci, per usarli. Non li acquisto solo per collezionarli.
Qual è il tuo preferito?
Uno dei miei preferiti è la casa delle bambole di Galt Toys, del 1977.
Dal legno, negli anni ’60 il materiale con cui venivano costruiti i giocattoli diventò la plastica, che diede ai designer e ai produttori maggiore libertà per sviluppare forme più espressive.
Negli anni ’70 il mercato era invaso da giocattoli di plastica con una miriade di forme. Nel caso di questa casa delle bambole, la plastica era un mezzo per raggiungere la modularità. Era un prodotto minimalista e molto personalizzabile, che consentiva ai bambini di essere creativi.
Per quale motivo hai deciso di aprire l’account Instagram?
Semplicemente per archiviare ciò che ho. Alcuni di quei giochi erano riposto in fondo a cassetti e scatole. In alcuni casi avevo persino dimenticato di averli.
Durante il lock-down abbiamo cominciato ad aprire le scatole, a giocarci, e ho pensato che sarebbe stato divertente catalogarli tutti.