L’abitudine e la confusione sono due grandi nemici dell’attenzione. Esattamente come serve un’epifania improvvisa, un caso accidentale, per rendersi conto di quel piccolo dettaglio nascosto in bella vista lungo un percorso che facciamo ogni giorno («L’avevi mai visto quel palazzo affrescato là dietro? Sono dieci anni che ci passo davanti e non me n’ero mai accorto»), allo stesso modo mettiamo da sempre nelle buste e nei carrelli della spesa dei prodotti impacchettati in confezioni bellissime senza nemmeno percepirne il valore estetico, ammucchiati come sono nelle corsie dei supermercati in mezzo a tanta (troppa?) offerta.
Basta però eliminare il contesto — isolare, accendendo i riflettori della percezione — per vedere finalmente quel che finora abbiamo soltanto guardato distrattamente, o che necessitava di uno “sguardo esterno” (come quello della designer italo-americana Louise Fili, innamorata — vedi foto — della grafica italiana d’epoca) per poter essere davvero apprezzato in tutto il suo valore.
È questa la missione di un progetto come The Italian Case, nato su Instagram qualche anno fa: mostrare il fascino del packaging italiano di stile rétro, talvolta rimasto invariato per decenni, oppure proposto negli ultimi anni da molti marchi cavalcando l’onda della nostalgia.
Fondato da Donatella Alquati, designer specializzata in branding e packaging, e da Giorgio Mininno, design director e socio dell’agenzia creativa Gummy Industries, The Italian Case sceglie dagli scaffali dei supermercati e dei negozi i prodotti più interessanti e poi li fotografa su sfondo neutro — il grado zero della fotografia, come nelle foto segnaletiche o nelle fototessere — evidenziandone, in questo modo, la bellezza.
Scorrere il flusso di immagini fa l’effetto di un panno bagnato che ripulisce gli occhi dalla polvere della consuetudine accumulatasi col tempo — impossibile, dopo, non fermarsi quell’istante in più tra i corridoi pieni di merci a cercare i medesimi esemplari o a scovarne di altrettanto validi.
«È iniziato tutto circa tre anni fa quando abbiamo notato che molti marchi italiani di pasta stavano facendo un restyling dei propri packaging, enfatizzando i tratti estetici tipici della grafica italiana rétro. Abbiamo trovato questo fenomeno così interessante da decidere di iniziare a collezionarli. Man mano che aggiungevamo pezzi all’archivio ci siamo resi conto che gli scaffali dei nostri supermercati sono ricchi di packaging (nuovi o storici) rilevanti per il design, che si distinguono per un gusto comune italiano così riconoscibile da vantare tentativi di imitazione da parte di designer e marchi di tutto il mondo», spiegano Alquati e Mininno, che stanno continuando a postare anche in questo periodo di quarantena — con le corsie un po’ più vuote, forse sarà più semplice notare scatole, scatolette e pacchi che vale la pena mettere nell’archivio di @theitaliancase.