«Gli animali facevano da intermediari fra l’uomo e le sue origini, perché erano simili a lui e allo stesso tempo diversi. Gli animali venivano da oltre l’orizzonte. Erano a casa laggiù e qui. Allo stesso modo, erano mortali e immortali. Il sangue di un animale scorreva come quello umano, ma la sua specie era imperitura e ogni leone era il Leone, ogni bue era il Bue. Questo — che forse è il primo dualismo esistenziale — si rifletteva nel modo di trattare gli animali. Essi erano soggiogati e venerati, nutriti e sacrificati».
È un passo tratto da Perché guardiamo gli animali?, raccolta di saggi brevi in cui il critico d’arte John Berger parla del rapporto tra noi uomini e gli animali, e lo fa con la sua prosa colma di incomparabile grazia — capace, nel corso di una stessa frase, di accompagnarti per mano attraverso la storia, per poi farti fare il bagno dentro a un’antica leggenda e infine condurti su, fino agli invisibili piani astrali del mondo metafisico.
Secondo Berger è dall’800 che in Occidente abbiamo iniziato ad allontanarci definitivamente da quello che chiama “il primo cerchio attorno all’uomo”, e oggi «quello sguardo fra animale e uomo, che potrebbe aver giocato un ruolo cruciale nello sviluppo della società umana» si è estinto.

Stiamo forse cercando di scappare dalle nostre stesse origini? È quello che si chiede e che ipotizza il giovane designer Lorenzo Mercanti nel suo corto d’animazione Tales of Creation.
Mercanti, che si è diplomato in progettazione grafica e direzione artistica presso la Naba di Milano, è un artista eclettico, capace di sperimentare con molti linguaggi — dall’animazione all’illustrazione, dalla grafica alla scultura —, andando alla ricerca di domande, più che di risposte, per rimuginarci su attraverso il proprio lavoro.
Evidentemente ispirato ai testi di Perché guardiamo gli animali?, Tales of Creation né è un’affascinante e libera traduzione per immagini in movimento, molto efficace nel far passare un messaggio complesso in meno di tre minuti di video.
Diretto e animato da Mercanti, il corto ha una colonna sonora a cura di Dipdoze.






