Quintetto: la tesi di Claudia Gelati sulla smaterializzazione della musica

Per millenni la musica è stata creata e fruita come prodotto immateriale. Legata irrimediabilmente allo spazio e al tempo, esisteva solo in presenza, dal vivo, hic et nunc, impossibile da immagazzinare e quindi replicare.
È stata la tecnologia a dare un corpo alla musica — inizialmente con alcuni isolati e rudimentali esperimenti (vedi il fonoautografo di Édouard-Léon Scott de Martinville, brevettato nel 1857) e poi attraverso i supporti che tutti conosciamo: i 78 giri in gommalacca, i vinili, le cassette, i cd — e la stessa tecnologia gliel’ha tolto di nuovo, meno di due secoli dopo, per riversarla ancora nell’aere, stavolta in formato digitale.

L’era dello streaming è anche l’era dell’abbondanza. Milioni e milioni di brani disponibili a portata di click o di tocco. L’intera storia della musica è ora quasi interamente contenuta dentro a una cornice — lo schermo — che tutto schiaccia e frammenta. Ogni brano, quando li hai tutti tutti tutti a disposizione nell’istante stesso in cui ti viene in mente di “suonarli”, diventa un pezzo a sé, in qualche modo espulso dall’album da cui è tratto, scollato da quello che l’artista aveva deciso di mettere prima o dopo.

È esattamente questo il motivo per cui, se ho subito abbracciato l’incorporea musica digitale, ho resistito anni prima di arrendermi alle piattaforme di streaming e agli abbonamenti mensili che danno accesso ai loro sterminati cataloghi. Volevo avere ancora l’illusione di prendere un disco per intero, di scegliere proprio quello, pensando in qualche modo di dare valore sia alla musica scelta che al mio momento di ascolto.

(courtesy: Claudia Gelati)

Di questo “valore”, e delle ritualità ormai scomparse o in via di estinzione legate alla fruizione musicale, parla il progetto di Claudia Gelati, realizzato come tesi di laurea per la Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano.
«L’atomizzazione e la decontestualizzazione del singolo rispetto all’intero. La dispersione ambientale della musica che scandisce il nostro quotidiano e la continua disponibilità della musica che la fa somigliare sempre di più ad un servizio e sempre meno a un bene da conquistare. La perdita di consapevolezza del “peso” e (forse) del conseguente valore dell’opera artistica. L’isolamento e la fine di una certa ritualità. Questi sono alcuni scenari che la nuova “musica liquida”, con la fine del limite imposto dall’oggetto fisico, ha generato. Questi fenomeni rappresentano l’attuale stato della musica», scrive Claudia.

Classe 1996, Gelati è nata e cresciuta mentre questo processo era in atto. Appassionata di musica, ha quindi deciso di raccontare quella che lei chiama “la parabola della musica smaterializzata”, che ha poi deciso di rappresentare con cinque ironiche quanto lucidissime installazioni: da qui il nome della tesi, Quintetto, per la quale ha avuto come relatrice Valeria Burgio e come correlatore Gianluca Camillini.

Qui di seguito è la stessa Claudia a raccontare le sue “installazioni materiali per parlare di musica smaterializzata”.

Tritarumori

In che modo ascoltiamo oggi la musica? Skip, skip, skip. Dal download allo streaming, siamo arrivati a preferire il frammento rispetto all’intero. L’imperativo è “saltare” senza rimorsi da un brano all’altro, da un genere all’altro, perdendo nel mentre una parte sostanziale di informazioni. Lo shuffle è simbolo dell’ascoltatore pigro del XXI secolo che ha smesso di scegliere e di desiderare.

TRITARUMORI raffigura, attraverso la metafora del tritacarte, il nostro modo di ascoltare frammentato e distratto. L’estetica dell’installazione, prende ispirazione dagli Intonarumori di Luigi Russolo (1913).


Musica idraulica

La musica è ovunque e somiglia sempre più a un servizio, proprio come l’acqua corrente o l’energia elettrica. Così come i tanti utili servizi che scandiscono la nostra quotidianità, la diamo per scontata. La musica è un servizio anche perché siamo sempre più propensi a spendere soldi per sottoscrivere un abbonamento ad un servizio streaming, e accedere così ad una libreria sonora infinita, piuttosto che per il vero prodotto musicale in sé.

MUSICA IDRAULICA è un video che, ironicamente, rappresenta questa fenomeno e tenta di rendere più consapevole l’ascoltatore medio. Spegni chiudi la musica.


(courtesy: Claudia Gelati)

La musica che non volevo ascoltare

È ovunque. Al supermercato, in lavanderia, in stazione, al telefono. La ascoltiamo 24 h al giorno, senza nemmeno rendercene conto. La musica è ovunque, così infiltrata nel nostra quotidiano che a volte ci verrebbe da dire «MA BASTA!».

LA MUSICA CHE NON VOLEVO ASCOLTARE è un’audiocassetta che propone una tracklist formata da tutta quella musica frammentata che ascoltiamo, o sentiamo di sfuggita, e che però non abbiamo chiesto di ascoltare. Senza volerlo, ci troviamo a tenere il tempo col piede al supermercato, cercando di scegliere cosa mangiare per cena, o a canticchiare quella canzone idiota nel camerino di un negozio.

Il lato A della cassetta è formato da sei tracce di musica-che-non- volevamo-ascoltare “ambientale”, per così dire, ovvero registrata direttamente nel luogo del misfatto: dalla lavanderia alla parrucchiera.

Il lato B propone una serie di “attese telefoniche”. Si, proprio loro: le “musichette” da telefono, che proprio non volevamo ascoltare e ci fanno solo innervosire ancora di più. La preghiamo di attendere. La preghiamo di attendere. La preghiamo di att…

(courtesy: Claudia Gelati)

(courtesy: Claudia Gelati)

Musica pesante

Con la progressiva perdita del supporto fisico, abbiamo perso anche la consepevolezza del “peso della musica”.
Una volta, se durante il tragitto casa-lavoro-casa volevamo ascoltare la discografia completa di un artista dovevamo trasportarla fisicamente. Il CD, la cassettina e prima ancora i 45 giri da ascoltare nel mangianastri.
Oggi tutto è a portata di click.

MUSICA PESANTE è un cubo di cemento del peso di 60 kg circa che rappresenta il “peso” dei 13000 brani contenuti nell’iPhone di Gianluca che tenta, in maniera provocatoria, di rendere l’ascoltatore medio più consapevole e di conseguenza più selettivo.

13000 brani
15 brani per album = 866 CD x 70 gr di peso ciascuno = 60 kg


La condivisione è una sedia

La smaterializzazione della musica ha, se non generato, per lo meno amplificato la perdita del senso di ritualità: sia per quanto riguarda l’ascolto condiviso che per l’atto stesso di recasi fisicamente a comprare musica. Si è passati dall’ascolto rigoroso con gli amici fidati alla condivisione attraverso i social network. La condivisione del XXI secolo è una storia su Instagram, sperando che quella persona abbia magari i tuoi stessi gusti musicali. Il rito dell’acquisto è stato praticamente azzerato dalle librerie sonore infinite dei digital player, oppure privato di sentimento con i digital store. Abbiamo scelto di barattare l’emozione con la comodità.

LA CONDIVISIONE È UNA SEDIA è una serie di tre cuscini da sedia, che attraverso le Touch Boards di Bare Conductive, compatibili con il sistema Arduino, suonano una canzone. Se, però, ti siedi da solo e non condividi, la tua esperienza musicale sarà limitata: ogni cuscino è una singola traccia audio. Nessuno vuole ascoltare due minuti di sezione ritmica tum-tum-cha e questi cuscini ti invitano / obbligano a condividere, a richiedere l’intervento di altri, se proprio si vuole ascoltare il proprio pezzo preferito.
Con il suo tratto ironico e ludico, la serie di cuscini è stata pensata, in particolar modo, per trovare spazio sia all’interno di un contesto museale che nello spazio urbano.

(courtesy: Claudia Gelati)
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