Non ho mai nascosto di provare una sincera passione per l’atmosfera natalizia — sono oltre dieci anni che lo scrivo qua sopra. Passione con la quale cerco di contagiare anche chi mi sta intorno, guardando invece con sospetto a coloro che, esaminando tutto col microscopio del cinismo, proprio non riescono a separare lo scarlatto e appiccicoso pastone commerciale che comincia a dilagare per le strade e nelle pubblicità già agli inizi di dicembre, dalla genuina emozione dell’addobbare la casa, del rito del pranzo o della cena in famiglia o con gli amici, dei maglioni brutti, della partita a carte o della tombola, delle canzoni scampanellanti, del presepe, per chi crede, ma anche, volendo, per chi non crede (pur non toccato dalla fede, ogni anno tiro fuori la casupola in legno, con le statuine tutte logore, fatta da mio nonno falegname prima ancora che io nascessi).
I regali potete togliermeli, le luminarie in strada pure. Ma l’atmosfera da musical — per quanto artificiale essa possa apparire —, la sacrosanta noia del dopopranzo in famiglia e, ovviamente, l’albero, per quelli dovrete passare sul mio cadavere.
«S’io fossi il mago del Natale farei spuntare un albero di Natale in ogni casa, in ogni appartamento, dalle piastrelle del pavimento!», scriveva Rodari, e io mi trovo completamente d’accordo.
E dove c’è l’albero ci sono le palline. Sferiche o delle fogge più svariate, preferibilmente di vetro, essenziali ma più spesso brillanti, luccicanti, esageratamente decorate, unica concessione al kitsch anche da parte di chi il kitsch lo detesta.
Acquistate nei mercatini, tramandate di generazione in generazione in quelle famiglie in cui il DNA non lascia in eredità una manualità maldestra, le palle di Natale posso essere considerate a tutti gli effetti una collezione, e come tale era auspicabile che prima o poi la rivista 99objects dedicasse loro un numero.
Fondato nel 2017 (ne parlai, a suo tempo, qui), il magazine è un progetto di PetriPaselli, duo di artisti formato da Matteo Petri e Luciano Paselli, entrambi di base a Bologna e da oltre un decennio al lavoro su opere con le quali, attraverso linguaggi diversi come la fotografia, il video, l’installazione e — come in questo caso — l’editoria, indagano in quella zona grigia dove l’arte contemporanea si incontra con la poetica del ricordo, con l’universo dell’infanzia, col valore simbolico degli oggetti e con il sacro fuoco che guida chi è “affetto” da collezionismo.
La rivista, che programmaticamente dovrebbe andare avanti per 99 numeri, quindi qualche decennio, presenta per ogni uscita una collezione differente: Posacenere souvenir, Portachiavi, Trofei di bocce, Distintivi italiani di montagna e Formelle di ceramica con motto quelli usciti finora, ai quali va ad aggiungersi, appunto, Palline di Natale.
«Decontestualizzati dai loro possibili usi, gli oggetti che si susseguono all’interno delle pagine si potenziano l’uno con l’altro, assumendo un’infinità di significati e facendo leva su connessioni personali e intime del soggetto che si trova a osservarli. Non servono a niente, perdono qualsiasi tipo di funzionalità proprio perché privati del loro contesto originario e parte di un nuovo e organizzato insieme», spiegano Petri e Paselli, che hanno dato alle stampe il sesto numero con tempismo perfetto, raccogliendo, in 104 pagine, 99 esemplari di palle, di decenni e materiali differenti.
Com’è caratteristica del magazine fin dall’inizio, quasi tutti i pezzi sono fotografati su sfondo monocromatico, il “grado zero” della fotografia, come le fototessere e le foto segnaletiche.
Ho scritto quasi tutti perché in realtà alcuni hanno subito un trattamento differente, passando “sotto le grinfie degli artisti”, messi in dialogo e ricontestualizzati con opere che fanno da sfondo.
Fin dal lancio del numero d’esordio, ogni uscita è accompagnata da un evento di presentazione, che solitamente riserva sorprese.
Per Palline di Natale ci sarà un’incontro presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, a cui interverranno, oltre a Paselli e Petri, anche la giornalista, saggista e direttrice artistica di ArtVerona Adriana Polveroni e la critica, curatrice e docente Veronica Caciolli.
A moderare l’incontro sarà Anna Gorchakovskaya di Adiacenze, spazio espositivo bolognese che curerà l’evento di presentazione.
L’appuntamento è per il 13 dicembre, alle 18.00, presso la Sala delle Colonne, in via delle Belle Arti 131 a Roma.
P.S.
Vale la pena seguire anche il profilo Instagram di 99objects, dove ci sono foto delle riviste, immagini dei pezzi e surreali video.