È difficile, se non addirittura sbagliato, tentare di ingabbiare Pierre di Sciullo in un’etichetta pur capace di abbracciare numerose discipline e molteplici approcci com’è quella di designer.
Francese, classe 1961, di Sciullo è sì un grafico e un progettista di caratteri tipografici ma è soprattutto un grande indagatore dei linguaggi: tra i primi a disegnare caratteri digitali, ha portato la progettazione tipografica nei territori dell’arte, dell’antropologia, della letteratura d’avanguardia, del divertissement intellettuale, creando ad esempio una famiglia di caratteri (l’Amanar) per il sistema di scrittura dei Touareg, e uno per una frase palindromica di George Perec (il Basnoda).
Nell’83, poco più che ventenne, di Sciullo fonda Qui? Résiste, una fanzine che negli anni ha usato soprattutto come piattaforma per giocare con le lettere, le immagini e i suoni della comunicazione, forzando i limiti della grafica per sperimentare non solo con le geometrie, le proporzioni e lo spazio ma anche con la fonetica e la ludolinguistica.
Autore di poster e installazioni, di copertine di libri e identità visive per aziende e istituzioni, di Sciullo ha anche lavorato con l’animazione (insieme a Lorenzo Mattotti, Blutch, Charles Burns, Marie Caillou e Richard McGuire ha realizzato l’opera collettiva Peur(s) du noir – Paure del buio) e ciò che è arrivato al pubblico è solo la proverbiale punta dell’iceberg di un’attività multiforme che in larga parte è rimasta nei cassetti dell’autore, almeno finora.
L’editore francese -zeug — piccola realtà indipendente specializzata in pubblicazioni relative a grafica e tipografia — ha infatti dato alle stampe una monografia interamente dedicata a di Sciullo.
Intitolata L’Après-midi d’un phonème — The Afternoon of a Phoneme, è frutto di due anni di lavoro, durante i quali Sandra Chamaret e Julien Gineste — i fondatori di -zeug — hanno intervistato il designer e tirato fuori dagli archivi, insieme a lui, tantissimo materiale inedito, tra bozzetti, appunti, collage e ricerche.
Il libro, stampato in edizione bilingue inglese/francese e introdotto da una prefazione del progettista Simon Renaud, si sviluppa proprio come un’intervista, accompagnata da molte immagini e fotografie, ed è un’occasione unica per provare a entrare nella testa e soprattutto nella metodologia di uno dei più interessanti designer e artisti contemporanei.









