Non so che traumi abbiano avuto Genís Rigol e Maite Caballero, probabilmente gli stessi di tanti altri giovani illustratori che, come loro, a inizio carriera hanno dovuto fronteggiare situazioni che non erano preparati ad affrontare e nelle quale non si sentivano esattamente a loro agio.
Colloqui, portfolio review, concorsi, interviste: a volte, per l’impaccio di chi sta da una parte e la mancanza di empatia di chi sta dall’altra (ruolo che di solito tocca al sottoscritto, quindi so bene com’è), non è raro trovarsi in momenti di imbarazzo e di tensione. Momenti come quelli raccontati in maniera surreale da Rigol e Caballero in un corto d’animazione realizzato durante una residenza artistica all’Irudika, fiera professionale di illustrazione che si tiene nei Paesi Baschi, che ogni anno mette assieme un illustratore e un animatore per realizzare un’opera a quattro mani.
Come hanno raccontato a It’s Nice That, i due artisti hanno cercato di prendersi gioco delle loro stesse insicurezze, lavorando però con molta abilità su disegni interamente realizzati a mano utilizzando molti strumenti differenti (pastelli a cera, inchiostro, vernice spray) e riuscendo a sfruttare errori e imprevisti.
Il risultato è un cortometraggio pieno di invenzioni visive e narrative, nel quale esce fuori spesso una domanda — «dimmi di più del tuo lavoro» — che evidentemente suscita reazioni non esattamente piacevoli in chi si trova a dover rispondere.
Essendo una domanda che di frequente faccio anche io, mi ha dato da pensare.