Made in Fukushima: un libro per dimostrare che il riso prodotto in zona non è contaminato

Nei luoghi in cui si è consumata una tragedia rimane un segno, una traccia che l’immaginario collettivo proietta sul territorio fisico e impiega anni, talvolta decenni o persino secoli per cancellarsi. Le case in cui sono avvenute stragi o delitti efferati, i paesini e le cittadine altrimenti quasi sconosciute sulle quali aleggia ancora un’ombra scura (tra i più recenti: Cogne, Erba, Garlasco — basta pronunciarne il nome per evocare i fatti di cronaca nera).

Talvolta le tracce invisibili, frutto di quella che è tutto sommato superstizione, coincidono però con altre altrettanto impalpabili ma non per questo inesistenti: è il caso delle catastrofi nucleari e degli incidenti che hanno coinvolto sostanze chimiche tossiche. Da Chernobyl a Fukushima, basta la toponomastica a evocare morte e veleni, contaminazione e mutazioni genetiche. Paure e paranoie che, dalle opere di fantascienza del periodo della guerra fredda, prendono concretamente forma nella mente di tutti noi.

Made in Fukushima (fonte: Behance.net)

E anche quando tutto sembra essere tornato a posto, quando la scienza dice «ok, qui il problema è stato risolto», ormai il dubbio e l’inquietudine hanno attecchito, e raramente la razionalità riesce ad avere la meglio nei confronti delle sensazioni “di pancia”. La traccia oscura permane, e sembra indelebile.
L’incidente di Fukushima, in questo, sembra essere un caso da manuale.

Il 16 marzo del 2011, a causa del terribile terremoto che devastò il Giappone e dello tsunami che ne seguì, nella centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi si verificarono diverse esplosioni con rilascio di materiale radioattivo.
In 300.000 furono evacuati e le sostanze contaminarono 25.000 ettari di terreni agricoli, dedicati soprattutto alla produzione del riso.

Made in Fukushima (fonte: Behance.net)

L’attività di decontaminazione, avviata subito dopo il disastro, procede tuttora, lentamente e con molte polemiche, tuttavia alcune delle colture di riso hanno ripreso a produrre, grazie agli esperimenti portati avanti dal dottor Masaru Mizoguchi insieme a un gruppo di scienziati, ad alcuni agricoltori locali e con il supporto di Meter Group, multinazionale che sviluppa strumenti scientifici e sensori per l’agricoltura e l’industria alimentare.

Dopo diversi anni di studi e test, il gruppo è riuscito a mettere a punto dei metodi relativamente semplici che consentono ai produttori di coltivare un riso che, in base ai parametri, è stato dichiarato assolutamente privo di rischi. Il problema è che nessuno lo vuole (come probabilmente succederà anche alla grappa di Chernobyl). Il sospetto e la paura, in casi come questi, sono leve formidabili

Made in Fukushima (fonte: Behance.net)

Da qui l’idea di realizzare una pubblicazione, e utilizzare il design — la progettazione visiva — per parlare contemporaneamente alla testa e alla pancia del pubblico.
Il libro, intitolato Made in Fukushima, è frutto di un grande lavoro collettivo: il concept è stato sviluppato dall’agenzia internazionale Serviceplan, che si è occupata anche della direzione creativa, mentre la grafica è opera dello studio tedesco Moby Digg, che ha messo splendidamente insieme dati scientifici, storie, interviste, infografiche e fotografie (a cura del fotografo tedesco Nick Frank).

Il riso di Fukushima, tuttavia, non è soltanto il protagonista dei contenuti del libro ma è anche presente materialmente: tutte le pagine, infatti, sono state prodotte in carta di riso dalla cartiera Gmund Papier utilizzando proprio le piante dei terreni decontaminati.

Il progetto, che è anche stato selezionato tra i finalisti dei leoni d’oro di Cannes, si può sfogliare interamente online (qui, scendendo un po’ lungo la pagina).

Made in Fukushima (fonte: Behance.net)
Made in Fukushima (fonte: Behance.net)
Made in Fukushima (fonte: Behance.net)
Made in Fukushima (fonte: Behance.net)
Made in Fukushima (fonte: Behance.net)
Made in Fukushima (fonte: Behance.net)
Made in Fukushima (fonte: Behance.net)
Made in Fukushima (fonte: Behance.net)
Made in Fukushima (fonte: Behance.net)
Made in Fukushima (fonte: Behance.net)
Made in Fukushima (fonte: Behance.net)
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