Trasparency: un’animazione dedicata alla società della sorveglianza

«Un cittadino onesto non ha niente da nascondere. Solo i criminali lo hanno».
È uno dei punti che spesso sottolineano coloro che sono a favore dell’invasione nella privacy dei privati cittadini da parte di istituzioni e aziende che, attraverso i dati che volontariamente o inconsapevolmente forniamo loro, possono controllare dove andiamo, quanto guadagniamo, come spendiamo i nostri soldi, chi conosciamo, quali sono le nostre abitudini, quali le opinioni politiche, i gusti sessuali (l’ho già linkata di recente, ma lo faccio di nuovo perché quella realizzata dalla fondazione Panoptykon è una grafica interessante che mostra su quali informazioni riguardo a noi stessi abbiamo il controllo e quali invece no).

«Va bene sacrificare la riservatezza, se questo può servire a proteggerci», sostengono in molti. Il punto, però, è che il confine tra il cittadino onesto e il criminale è sottile. È stabilito dalle leggi, certo, ma se a chi fa le leggi diventa scomodo avere in libertà chi la pensa in un certo modo? Il dibattito potrebbe andare avanti all’infinito, e non è certo questa la sede per affrontarlo. Tuttavia c’è un bel cortometraggio di animazione, realizzato nel 2015 dal regista croato Daniel Šuljić che consiglio di guardare, sia per il tema — che è appunto quella della sorveglianza — sia per la realizzazione, che è la messa in pratica del concetto stesso di trasparenza.

Si vede quasi tutto, in Trasparency. Si vede oltre le scrivanie, le pareti, le porte di un ascensore, le auto, i palazzi, addirittura la pelle.
Uscito online solo ora, dopo aver girato oltre 50 festival in tutto il mondo, il corto è stato realizzato semplicemente utilizzando matite colorate.
Transparency non prende posizione ma si limita a mostrare la situazione.

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