Prima che le enciclopedie diventassero digitali, una volta consultata una voce — per studio, necessità o semplice curiosità — di solito ci si fermava lì. Clunk, chiuso il libro.
Quando hanno aggiunto i link, formalizzando il loro status di ipertesti, è nato un nuovo fenomeno, il wikihole (detto anche wiki rabbit hole oppure wiki black hole), che l’Urban Dictionary descrive come «aprire un articolo wiki su qualcosa di interessante, cliccare su un link a un altro articolo su qualcosa di ancora più interessante, e alla fine riemergere circa 6 ore dopo aver cliccato su tutti i tipi di link wiki interessanti».
In pratica, sei lì che cerchi vibrissa perché tua figlia piccola ti ha chiesto se anche i gattini appena nati hanno i baffi e tu non ti ricordi, e ti sforzi, ti sforzi ma tutto quel che ti viene in mente è quella scena raccapricciante, quella di mamma gatta che mangia la placenta, e allora: vibrissa → organi tattili → tonaca mucosa → muco, dove scopri, in un crescendo di emozioni complesse, che viene prodotto anche dall’apparato genitale maschile e nello sperma ce n’è un po’, e sei davvero indeciso se cliccare su apparato genitale maschile e sperma, e torni alla vita (storia vera) quando il sole è ormai calato e la domenica ha quel sapore di fine-domenica, e «ma non c’è una parola tedesca per descrivere quell’atmosfera, quello stato d’animo?», ed è un attimo ricascarci e ritrovarsi direttamente al giorno dopo, in uno zapping temporale tipo Cambia la tua vita con un click (← ATTENZIONE: è un link Wikipedia, può essere pericoloso! Contiene altri link: architetto, Adam Sandler e — i più pericolosi — quelli degli anni).

(courtesy: Rebigo)
La dipendenza da Wikipedia e simili, per qualcuno, è terribilmente reale. Ma ho scoperto che la carta può essere un ottimo sistema di disintossicazione. Perché alla carta mancano i link, e questo ti dà quel piccolo ma cruciale momento di vuoto per focalizzarti sul meccanismo mentale che ti spinge a voler consultare un’altra voce, e interromperlo.
«Fermiamoci qui. Per il momento basta. Godiamoci questa piccola dose di dopamina. Non facciamo gli ingordi». Clunk.
I tossici che vogliono ripulirsi sanno bene dove andare a prendere le loro piccole dosi senza la tentazione della Grande Bestia: i Forse non tutti sanno che… della Settimana Enigmistica, gli schemini del National Geographic, i libri scientifici per bambini e ragazzi, persino — per chi è in astinenza forte — i Lo sapevate? di Frate Indovino.
Ma una buona alternativa, per il 2019, la offre anche Rebigo, studio genovese di illustrazione, grafica e fumetto, fondato da otto illustratori — Matteo Anselmo, Matilde Martinelli, Valeria Nieves, Alessandro Parodi, Luca Tagliafico, Ste Tirasso, Silvia Venturi e Arianna Zuppello — che hanno progettato un calendario, il Wikirebigo, pieno di curiosità su fatti realmente accaduti, tra spedizioni al Polo, scoperte scientifiche, furti di quadri e wrestler morti.
28 pagine, carta usomano, illustrato dagli otto di Rebigo e senza link (!), il calendario si acquista online.

(courtesy: Rebigo)

(courtesy: Rebigo)

(courtesy: Rebigo)

(courtesy: Rebigo)

(courtesy: Rebigo)