Una delle più grandi soddisfazioni, per chi fa il mio lavoro, è trovare cose interessanti. Cose nelle quali poi qualcun altro si imbatterà, forse condividerà, e magari, di scoperta in scoperta, quel piccolo spunto iniziale, quel semino che vola nel vento digitale, raggiungerà un terreno fertile per dar vita a qualcosa di nuovo.
La maggior parte delle volte non ho idea di dove arriverà ciò di cui scrivo. In certi casi, invece, ho la fortuna di poterne seguire il viaggio, di vedere dove atterra il seme e, soprattutto, di avere la possibilità di ammirarne il frutto.
Questo è uno dei quei casi. Ed è la storia di un chicco che ci ha messo quasi tre anni a raggiungere il terreno giusto, ad attecchire e a crescere. Era il 2015 e, dopo aver trovato il sito di una delle più grandi collezioni al mondo dedicate agli ex libris, scrissi un pezzo focalizzato in particolare sugli esemplari a tema erotico. Quell’articolo, molto tempo dopo, è finito sul browser di una studentessa che stava cercando un tema per la sua tesi di laurea magistrale in Design, Comunicazione visiva e multimediale.

«Cos’è un ex libris? Qual è la sua storia? Con quali tecniche grafiche si realizza, quali artisti si sono cimentati in quest’arte, quali simboli venivano adottati come ex libris?», si è chiesta quella studentessa, che si chiama Sara Capriello, è napoletana, oggi ha quasi 25 anni e, dopo una laurea triennale in Relazioni pubbliche e Comunicazione d’impresa presso lo IULM di Milano, si è trasferita a Roma per frequentare lo IED e poi studiare design e comunicazione presso la Sapienza, dove poche settimane fa ha conseguito la laurea magistrale con una tesi centrata appunto sugli ex libris.
Sara è una grande lettrice, di quelle che sottolineano e appuntano, e hanno un rapporto “vivo” con i libri. Ama anche prestarli — «è bello scoprire, attraverso i punti di vista degli altri, parti che ti erano sfuggite, e che poi ti portano a rileggere di nuovo lo stesso libro», mi ha raccontato lei — e sono più che convinto che anche questo abbia giocato un ruolo fondamentale nel suo interesse nei confronti degli ex libris. Solo chi legge molto e chi fa circolare le proprie letture prima o poi cerca un modo per “marcarle”, per renderle sia uniche che rintracciabili.

Lavorando alla tesi, Sara ha quindi cominciato a domandarsi se ci fosse un modo per dare nuova vita all’arte exlibristica ed è in quel momento che ha iniziato a sviluppare il progetto Ex Libris del XXI secolo, un kit che consiste in un normografo che permette di disegnare una serie potenzialmente infinita di ex libris e in una guida che spiega come utilizzarlo e mostra alcuni esempi.
Il normografo è fatto semplicemente di forme geometriche. Non ci sono figure già pronte perché, come dice Sara, «bisogna costruirle, combinando tra loro le varie forme base a disposizione, seguendone la sagomatura con una matita. Tali forme base sono frutto della scomposizione dei caratteri e delle figure, illustrati nella guida, in elementi semplici, facili da comporre».
Attraverso lo stencil si può dunque scrivere, disegnare gattini, civette, lumachine, leoni, rane, serpenti, segni zodiacali, o semplici linee astratte.

È tutto spiegato nel libriccino, che è diviso in tre capitoli, uno dedicato alla genesi del progetto e al concetto di ex libris, uno che spiega il processo di realizzazione, e uno dedicato ai simboli, diviso a sua volta in tre “collezioni”: animali, zodiaco e motti.
Pensato come strumento creativo adatto sia per un uso personale che laboratoriale, l’Ex Libris del XXI secolo per ora è un prototipo. Il seme è cresciuto ma il frutto deve ancora maturare e Sara — che nel frattempo è in cerca di lavoro e fa la babysitter per pagare le bollette — vorrebbe collaborare con qualche editore per vedere la sua idea svilupparsi come si deve. Da queste pagine, dunque, proviamo a lanciare un altro chicco e vedere dove andrà.




