«Chissà come vivono lì dentro. Chissà quante stanze hanno. Chissà di che colore sono le pareti del bagno. Dove saranno le librerie? Quanti libri avranno? Quante piante? Quante sedie?».
È un grande classico, quando si va a passeggiare, soprattutto se in compagnia di bambini, immaginare le case degli altri. Ricostruire con la fantasia gli ambienti e le vite di quelli che li abitano a partire da quei pochi elementi che riesci a vedere da fuori. L’angolo di uno scaffale e i dorsi colorati di qualche volume che sbirci da giù in strada possono diventare enormi biblioteche. Una grande e vecchio candelabro che pende dal soffitto sarà l’indizio di un salotto con mobili antichi, carte da parati alle pareti e tappezzerie damascate?
Basta un semplice giro per le vie della città per riempire interi quaderni con piantine di appartamenti inventati e incipit di racconti ambientati tra quelle stanze. Ma se si esce dai rassicuranti confini urbani si apre un mondo ancor più esotico di case completamente diverse rispetto a quelle alle quali siamo abituati: case con porte di carta, case di paglia, case di ghiaccio, case che navigano lungo i fiumi, case con enormi cortili interni, case mobili.
E allora, di nuovo, «Chissà come vivono lì dentro. Chissà quante stanze hanno. Chissà di che colore sono le pareti del bagno. Dove saranno le librerie? Quanti libri avranno? Quante piante? Quante sedie?».
La risposta sta in un albo illustrato, Case nel mondo, in uscita il 23 ottobre per Mondadori Electa.
Scritto da Mariapaola Pesce, il libro racconta il viaggio attorno al mondo di una bambina curiosa che va a vedere cosa significa “abitare” in luoghi più o meno lontani: le abitudini, gli oggetti, gli spazi che qualcuno, da qualche parte, chiama “casa”.
Autrice delle illustrazioni è Martina Tonello, che ha 25 anni, è padovana e abita a Bologna da qualche anno.
Per saperne di più sul progetto e com’è nato, l’ho intervistata.
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Come sei diventata illustratrice?
Ero al liceo artistico, credo al quarto anno, quando ho capito che esistevano il fumetto e l’illustrazione, oltre a Topolino e alle altre riviste che leggevo da quando ero piccola.
È stato soprattutto grazie al TCBF, festival di fumetto a Treviso, che è ancora il mio evento preferito. Lì ho scoperto il mondo dell’autoproduzione, e mi sembrava fantastico: gruppi di persone che disegnavano e stampavano riviste con i fumetti e le illustrazioni che volevano, con uno stile che non avevo mai visto. Mi piaceva tantissimo.
Dopo le superiori mi sono iscritta al corso di Fumetto e Illustrazione all’Accademia di Bologna, che è stata un’esperienza ricchissima, dove ho conosciuto tante persone e fatto tante cose. Nel 2013, insieme alle mie tre amichette Noemi, Eliana e Irene, abbiamo creato Blanca, rivista di storie a fumetti e illustrate per bambini e non, esperienza conclusa l’anno scorso, con la fine dei nostri studi all’accademia.
Credo che se non avessi partecipato attivamente all’ambiente dell’autoproduzione, non mi sarei resa conto di tante cose, ed è questo che mi ha resa veramente un’illustratrice. Cioè mi ha fatto capire cosa vuol dire avere un’idea e sviluppare un libro, capire come stamparlo, come venderlo, più di qualsiasi corso. È veramente impegnativo e richiede tanto tempo e risorse, ma è un’esperienza bella e importante.
Com’è nato il libro? Avevi già il progetto pronto e l’hai proposto alle case editrici? Oppure l’hanno proposto a te e tu ci hai lavorato?
Da un po’ di tempo collaboravo con Davide Calì, avevamo qualche progetto in cantiere. Ad un certo punto mi ha proposto questo progetto di libro, con il testo di un’altra scrittrice, Mariapaola Pesce, e mi è subito piaciuto moltissimo. Se c’è una cosa che adoro disegnare, sono le case piene di dettagli. E il libro è esattamente questo!
Così ho lavorato alla prima tavola definitiva, in modo che poi l’agenzia di Davide proponesse il progetto del libro a Electa Kids.
Come prima tavola avevamo scelto il battello di Amsterdam. La cosa divertente è che ero proprio in Olanda a lavorarci, in quel periodo.
Come ti sei documentata per realizzare le illustrazioni dei vari tipi di abitazione?
Questa parte è stata molto intensa. Mi sono documentata in tanti modi: prendendo libri di fotografia o architettura in biblioteca, guardando altri libri illustrati sulle case, guardando siti come Booking, film, tanti video su YouTube, immagini su Google. Ho chiesto anche ad amici (o amici di amici) che erano stati in certi posti di mandarmi foto, raccontarmi dettagli… Per ringraziarli ho inserito anche loro come personaggi delle tavole!
Come lavori a una tavola?
In questo libro per la prima volta ho fatto tutto in digitale, bozze comprese. Non ci ero mai riuscita prima.
Per prima cosa lavoravo alla struttura della casa, capendo la prospettiva migliore per mostrare al meglio sia parti di interno che porzioni di esterno. Dopo montavo i muri, le travi del soffitto, le finestre. Poi venivano i pavimenti, i mobili, gli accessori.
Mi sentivo prima un’operaia, e poi un’interior designer. A volte lavorando pensavo cose come: «finisco di montare le piastrelle e poi vado in pausa pranzo».
Comunque credo che se non avessi passato 7 ore alla settimana a fare proiezioni, assonometrie, progettazione edifici e appartamenti, durante le ore di architettura al liceo, sarebbe stato molto più difficile progettare queste case.
Ogni tavola, anche se è statica, sembra una micro-storia.
Puoi immaginare la vita di chi ci abita, le loro giornate. Quello dei modi di vivere un’abitazione è un tipo di problema che ti sei posta, nell’affrontare il progetto?
Sì, l’intento del libro è proprio quello di mostrare sia la struttura delle case, sia il modo in cui le persone le abitano. Mariapaola, la scrittrice, mi raccontava delle persone che abitavano le case e delle situazioni che si creavano al loro interno. In alcune illustrazioni è quasi pronta la cena, in altre è la mattina dopo la festa, o una domenica tranquilla.
Per disegnare certe situazioni ho riflettuto in particolare sul mio modo di vivere certe case. Ad esempio nella prima tavola, che è il cottage inglese da cui è partita la ragazza protagonista, ho pensato alla mia vecchia camera a casa dei miei genitori. Ho pensato a una stanza non più abitata dal suo proprietario, ma comunque con tutte le sue cose lasciate lì. Una sensazione strana. I cuscini e i pupazzi sul letto, il poster dei Nirvana. La mia camera è certamente più disordinata, ma ho immaginato che la mamma inglese della ragazza ci tenesse all’ordine!
Mentre disegnavo, poi, riflettevo molto sui gusti di queste persone, a quello che facevano, a cosa pensavano nel momento in cui le ritraevo, alla musica che ascoltavano, e come interagivano nella casa.
Ti sei ispirata a qualche illustratore in particolare o a delle pubblicazioni? A me i disegni hanno ricordato un po’ l’approccio e le atmosfere del grande Alain Grée.
In realtà non ho pensato veramente a qualcuno mentre disegnavo questo libro. Sicuramente, come in tutto quello che faccio, ci saranno tracce di quello che mi piace, di forme e colori di cose che ho visto.
Nei miei disegni ho cercato di creare un’illustrazione contemporanea di una casa come da enciclopedia, ponendo maggiormente l’accento sul modo di viverla degli abitanti e alla sua atmosfera, cosa a cui tengo molto.
“Casa” non è solo un luogo ma anche un concetto, particolarmente complesso, pieno di simbolismi, di rimandi alla religione, alla magia, alla cultura alla quale si appartiene… Il filosofo della scienza Bachelard diceva che la casa è il simbolo del mondo interiore, e i piani, la cantina e il granaio rappresentano i diversi stati dell’anima: la cantina è l’inconscio, il granaio l’elevazione spirituale.
Tu cosa hai imparato durante la fase di ricerca?
Questa domanda è proprio azzeccata! Durante la lavorazione del libro ho infatti preparato la mia tesi di laurea al corso di Illustrazione per l’Editoria, sempre all’Accademia di Bologna, il cui tema era proprio… la casa.
In questa tesi ho parlato di Bachelard, e scoperto autori molto interessanti come Yona Friedman; in particolare il suo libro Tetti è stato molto illuminante.
Nella mia ricerca ho analizzato il ruolo della casa in alcuni albi, fumetti e film, come Le case degli animali di Marianne Dubuc, Qui di Richard McGuire, Magia di mezz’estate di Tove Jansson, Il mio vicino Totoro di Miyazaki.
Quindi in questi mesi ho pensato solo alle case. Non sono mancati nemmeno laboratori per bambini su questo tema!
Ci sono libri in molte delle abitazioni che ha illustrato. Sei stata ottimista!
Mi hai beccata! Ho voluto mettere qualche messaggio subliminale, con le molte librerie e libri. Faccio fatica a pensare a una casa senza libri, è triste pensare che invece ce ne siano tante.
Qual è, tra quelle che hai disegnato, la casa nella quale, se potessi scegliere, vorresti vivere?
Mi piacerebbe molto il cottage, anche se non in Inghilterra ma in provincia di Bologna. Il mio sogno è una casa in collina, con uno studio luminoso dove disegnare, un laboratorio di falegnameria, un orto e tanti cani. Bellissimo.
Nelle due pagine dedicate all’igloo, c’è scritto “non c’è molto, ma c’è tutto quello che serve”. Dovessi stare in una casa piccolissima, cos’è per te “tutto quello che serve”?
Mi dico sempre «massì, in fondo non mi servono così tante cose!». Poi guardo la mia casa e ho cose dappertutto. Ma il problema sono solo i libri e tutti i materiali che tengo sempre da parte per fare laboratori per bambini. E i pezzi di legno interessanti da dipingere, la palla che ho trovato nel fiume. No ok, non ce la posso fare.
Nelle tue pubblicazioni precedenti hai spesso giocato con le parole e con la loro rappresentazione. Lo stesso nei laboratori che tieni. Da dove viene questo interesse?
Mi ricordo benissimo una scena. Avevo circa dieci anni, e i miei avevano portato me e i miei fratelli a una mostra da qualche parte. Lì avevo ricevuto in omaggio un piccolo libro spillato, che si presentava con un grande buco al centro, dove ci infilavi proprio le dita.
Il titolo era Il cerchio assente, di Stefano Simonetti. All’interno ovviamente si ripeteva l’“immagine” del buco, con didascalie come “un clamoroso buco nell’acqua”, “stanza con finestra intercambiabile sul mondo”.
Sono rimasta subito affascinata da tutto il libro, mi sembrava geniale. Sento che mi ha aperto gli occhi su molte cose.
Ho sempre sentito un grande amore per le parole, e al modo in cui si rapportano al disegno.
Anni fa avevo scritto un piccolo libretto intitolato PuntoXpunto, le cui illustrazioni sono semplicemente i punti di punteggiatura che diventano, grazie al testo, dei veri personaggi.
Oppure C’era una Svolta, la storia di una Svolta alla ricerca del lavoro più adatto a lei.
Quando uscirà il libro? Stai già lavorando a qualcos’altro?
Il libro dovrebbe uscire il 23 ottobre!
Nel frattempo sto lavorando a un altro libro per una casa editrice, e a una storia scritta e illustrata da me. È tratta da una storia vera e parla di criceti impertinenti.
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Il libro Case nel mondo, di Martina Tonello e Mariapaola Pesce si può acquistare in libreria, sul sito di Electa e su Amazon.
Per restare aggiornati sui lavori di Martina Tonello, ecco il suo sito e il suo profilo Instagram.