«Volevo lavorare in maniera indipendente, volevo influenzare l’intero processo. Non essere soltanto l’ingranaggio di una macchina ma il motore che fa andare tutto». È questo il motivo che ha spinto Gangolf Ulbricht a iniziare a produrre la carta.
Classe 1964, originario della Sassonia, Ulbricht è uno dei pochi mastri cartai che fanno ancora la carta a mano. Con quasi quarant’anni di esperienza alle spalle e dopo aver studiato l’arte della fabbricazione della carta in Giappone, Francia, Regno Unito e Germania, oggi lavora nel suo laboratorio di Berlino, quartiere di Kreuzberg, dove vanno a trovarlo artisti e restauratori, stampatori e fotografi (ha collaborato, tra gli altri, con Louise Bourgeois e Damien Hirst).
In questo documentario, realizzato dallo studio di produzione Kings&Kongs, Ulbricht si racconta e mostra il suo lavoro, che consiste nel produrre carta di altissima qualità e “tree free”, cioè che non deriva dal legno degli alberi ma da materiali come stracci, abiti, lino, canapa, cotone, gelso da carta e altri tipi di fibre giapponesi, oltre che riciclando altra carta, ad esempio quella delle banconote, delle mappe e degli spartiti musicali.
«La carta ha personalità», dice Ulbricht, che è visibilmente emozionato quanto parla, tocca, prova (e riesce) a trasmettere ciò che è per lui trasformare la materia fino ad ottenere fogli sui quali poi qualcuno disegnerà, stamperà, scriverà piccole/grandi cose, capolavori immortali come pure semplici segni o parole che però per qualcuno hanno un significato profondo.