Australiano di origine, olandese d’adozione, Damien Rudd è un artista multidisciplinare che lavora con svariati supporti e linguaggi: dalla fotografia all’installazione, dal suono ai testi.
Nel 2015, cercando sulle mappe di Google, Rudd capitò su un posto dal nome bizzarro: Mount Hopeless, montagna senza speranza. Paradossalmente quel toponimo triste accese una scintilla: quanti altri luoghi al mondo dal nome melanconico, disperato, penoso, drammatico c’erano nel mondo?
La scintilla diventò un fuoco. Rudd continuò a cercare e, screenshot dopo screenshot raccolse un’infinità di materiale — non c’è mai fine alla tristezza in questo nostro pianeta, no? — finché nel settembre del 2015 decise di aprire un account Instagram dedicato al progetto: @sadtopographies (ne parlai a suo tempo qui su Frizzifrizzi).
Presto Sad Topographies riuscì a raggiungere un gran numero di follower. Oggi sono più di 80.000, che aspettano la loro dose di Lonely Island, Sadness Street, Suicide Bridge, e Divorce Beach (che, ironia della sorte, è vicina a Lover’s Beach).
Dopo più di un centinaio di località depressive, lo scorso novembre il progetto di Rudd ha fatto un passo in avanti, diventando un libro che è ben più di una semplice raccolta del materiale già uscito su Instagram. Sad Topographies – A Disenchanted Traveller’s Guide è infatti un ibrido tra un’assurda guida di viaggio e un saggio illustrato che approfondisce la storia di alcuni dei posti scovati dall’artista.
Le mappe, inoltre, sono state realizzate ad hoc, e disegnate a mano da Kateryna Didyk.