Un (buon) libro funziona come un dispositivo. Comincia ad agire non appena ti ci immergi dentro e, pagina dopo pagina, ti trasforma più o meno sensibilmente. Ciò che eri lascia il posto a ciò che sei diventato, di solito (ma non sempre) una versione migliore.
Alcuni libri-dispositivo hanno un effetto deflagrante. Penso ad esempio, nell’ambito creativo, a quelli di Munari: Rose nell’insalata, Da lontano era un’isola, Disegnare un albero, Da cosa nasce cosa — e mi fermo qua perché con un autore del genere bisognerebbe citare almeno il 90% della sua produzione. Dopo averli anche soltanto sfogliati, solo una camicia di forza può trattenerti dalla voglia, anzi dal bisogno di metterti a disegnare, progettare, fotografare, costruire.
Con la loro luce ardente, libri del genere illuminano dei territori del pensiero che finora erano rimasti al buio. Più e meglio di un manuale ti guidano lungo un percorso che prima non conoscevi e che sarai poi tu a costruire: serviva soltanto qualcuno o qualcosa che ti dicesse e ti mostrasse che si può fare. Che si possono appunto disegnare rose con un cespo d’insalata, che nei sassolini raccolti in spiaggia si nascondono mondi e storie — basta saperli guardare.
Type Game fa parte di questa categoria.
Scoperto durante l’ultima edizione di Fruit Exhibition, sfogliato e portato a casa, il libro è opera di Marco Campedelli, grafico, calligrafo, docente e artista veronese, già autore di diverse pubblicazioni, stampe e, per Einaudi, copertine di libri.
Come si evince dal titolo, Type Game è un gioco (ma, come suggerisce il succitato Munari, il gioco è una cosa seria). Gioco che si sviluppa attorno alle lettere, alle loro forme, alla loro materialità, al loro potenziale narrativo.
È un volume, quello di Campedelli, di sperimentazioni tipografiche e di giustapposizioni. Base di partenza sono caratteri e glifi provenienti sia dalla collezione personale di Marco che dall’archivio della Tipoteca, museo della stampa e del design tipografico di Cornuda, in provincia di Treviso.
Calligrafici, egiziani, lineari, ultrabold, i caratteri sono stati inizialmente stampati in analogico, intervenendo in fase di stampa attraverso diverse “intromissioni”, come l’inserimento di fogli di carta di riso o di rametti, l’asportazione di parti di inchiostro, l’inchiostrazione solo parziale di un carattere, la scrittura asemica sulle lettere già inchiostrate.
Dopo la stampa il tutto è stato scansionato, impaginato e ristampato in forma di libro, facendo dialogare gli elementi ben oltre l’aspetto puramente estetico. I giochi tipografici di Campedelli, infatti, richiamano suoni, evocano atmosfere, mostrano ciò che si può fare con le lettere: una d capovolta diventa un P; una A e una M zebrate ti fanno sentire dentro a un zoo; le S si uniscono in un pattern decorativo; le C si trasformano in fregi; basta una pressione più leggera e una lettera ribaltata ed ecco l’effetto “specchio”; e nel nero dei caratteri si aprono squarci di cielo notturno in cui si intravedono stelle, galassie e comete («lo faccio togliendo l’inchiostro con la punta del grembiule», mi ha raccontato l’artista).
«Le lettere, messe assieme, possono diventare immagini, loghi, storie», spiega Campedelli. «Se lo vai a rullare male, un carattere può essere un suggerimento, un inizio di type design».
Lucio Passerini, maestro di Marco e autore dell’introduzione al libro, parla di “sillabario di possibilità”, di costruire “un giardino dei sentieri che si biforcano, invitante e avventuroso”.
Tornando al discorso iniziale, Type Game — nel quale di tanto in tanto compaiono le foto degli strumenti: un rullo, una spatola, i caratteri mobili — ha il merito di farti venir voglia di fare le cose, di sporcarti le mani, di smontare e rimontare, di giocare con la casualità.
Non è un manuale di stampa né di type design ma funziona ancora meglio: libera, accende quegli animi già ricettivi, mostrando cosa si può fare.
96 pagine, autoprodotto, realizzato in edizione limitata, la copertina è stampata in letterpress su carta Favini Remake e diventa un poster.
Le copie ancora a disposizione sono pochissime. Per averne una, basta contattare Marco Campedelli.