Marco Campedelli, “Type Game”, autoprodotto, ottobre 2017 (courtesy: Marco Campedelli)

Il “Type Game” di Marco Campedelli

Un (buon) libro funziona come un dispositivo. Comincia ad agire non appena ti ci immergi dentro e, pagina dopo pagina, ti trasforma più o meno sensibilmente. Ciò che eri lascia il posto a ciò che sei diventato, di solito (ma non sempre) una versione migliore.

Alcuni libri-dispositivo hanno un effetto deflagrante. Penso ad esempio, nell’ambito creativo, a quelli di Munari: Rose nell’insalata, Da lontano era un’isola, Disegnare un albero, Da cosa nasce cosa — e mi fermo qua perché con un autore del genere bisognerebbe citare almeno il 90% della sua produzione. Dopo averli anche soltanto sfogliati, solo una camicia di forza può trattenerti dalla voglia, anzi dal bisogno di metterti a disegnare, progettare, fotografare, costruire.

Con la loro luce ardente, libri del genere illuminano dei territori del pensiero che finora erano rimasti al buio. Più e meglio di un manuale ti guidano lungo un percorso che prima non conoscevi e che sarai poi tu a costruire: serviva soltanto qualcuno o qualcosa che ti dicesse e ti mostrasse che si può fare. Che si possono appunto disegnare rose con un cespo d’insalata, che nei sassolini raccolti in spiaggia si nascondono mondi e storie — basta saperli guardare.

Marco Campedelli, “Type Game”, autoprodotto, ottobre 2017
(courtesy: Marco Campedelli)

Type Game fa parte di questa categoria.
Scoperto durante l’ultima edizione di Fruit Exhibition, sfogliato e portato a casa, il libro è opera di Marco Campedelli, grafico, calligrafo, docente e artista veronese, già autore di diverse pubblicazioni, stampe e, per Einaudi, copertine di libri.

Come si evince dal titolo, Type Game è un gioco (ma, come suggerisce il succitato Munari, il gioco è una cosa seria). Gioco che si sviluppa attorno alle lettere, alle loro forme, alla loro materialità, al loro potenziale narrativo.
È un volume, quello di Campedelli, di sperimentazioni tipografiche e di giustapposizioni. Base di partenza sono caratteri e glifi provenienti sia dalla collezione personale di Marco che dall’archivio della Tipoteca, museo della stampa e del design tipografico di Cornuda, in provincia di Treviso.

Marco Campedelli, “Type Game”, autoprodotto, ottobre 2017
(courtesy: Marco Campedelli)

Calligrafici, egiziani, lineari, ultrabold, i caratteri sono stati inizialmente stampati in analogico, intervenendo in fase di stampa attraverso diverse “intromissioni”, come l’inserimento di fogli di carta di riso o di rametti, l’asportazione di parti di inchiostro, l’inchiostrazione solo parziale di un carattere, la scrittura asemica sulle lettere già inchiostrate.

Dopo la stampa il tutto è stato scansionato, impaginato e ristampato in forma di libro, facendo dialogare gli elementi ben oltre l’aspetto puramente estetico. I giochi tipografici di Campedelli, infatti, richiamano suoni, evocano atmosfere, mostrano ciò che si può fare con le lettere: una d capovolta diventa un P; una A e una M zebrate ti fanno sentire dentro a un zoo; le S si uniscono in un pattern decorativo; le C si trasformano in fregi; basta una pressione più leggera e una lettera ribaltata ed ecco l’effetto “specchio”; e nel nero dei caratteri si aprono squarci di cielo notturno in cui si intravedono stelle, galassie e comete («lo faccio togliendo l’inchiostro con la punta del grembiule», mi ha raccontato l’artista).

Marco Campedelli, “Type Game”, autoprodotto, ottobre 2017
(courtesy: Marco Campedelli)

«Le lettere, messe assieme, possono diventare immagini, loghi, storie», spiega Campedelli. «Se lo vai a rullare male, un carattere può essere un suggerimento, un inizio di type design».
Lucio Passerini, maestro di Marco e autore dell’introduzione al libro, parla di “sillabario di possibilità”, di costruire “un giardino dei sentieri che si biforcano, invitante e avventuroso”.

Tornando al discorso iniziale, Type Game — nel quale di tanto in tanto compaiono le foto degli strumenti: un rullo, una spatola, i caratteri mobili — ha il merito di farti venir voglia di fare le cose, di sporcarti le mani, di smontare e rimontare, di giocare con la casualità.
Non è un manuale di stampa né di type design ma funziona ancora meglio: libera, accende quegli animi già ricettivi, mostrando cosa si può fare.

96 pagine, autoprodotto, realizzato in edizione limitata, la copertina è stampata in letterpress su carta Favini Remake e diventa un poster.
Le copie ancora a disposizione sono pochissime. Per averne una, basta contattare Marco Campedelli.

Marco Campedelli, “Type Game”, autoprodotto, ottobre 2017
(courtesy: Marco Campedelli)
Marco Campedelli, “Type Game”, autoprodotto, ottobre 2017
(courtesy: Marco Campedelli)
Marco Campedelli, “Type Game”, autoprodotto, ottobre 2017
(courtesy: Marco Campedelli)
Marco Campedelli, “Type Game”, autoprodotto, ottobre 2017
(courtesy: Marco Campedelli)
Marco Campedelli, “Type Game”, autoprodotto, ottobre 2017
(courtesy: Marco Campedelli)
Marco Campedelli, “Type Game”, autoprodotto, ottobre 2017
(courtesy: Marco Campedelli)
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