C’è voluto un sogno, fatto l’altra notte, per farmi cogliere un aspetto che finora non avevo mai considerato, preso come sono stato, in questi ultimi cinque anni in cui sono stato a Fruit partecipando a tutte le edizioni in diverse vesti: visitatore curioso, Simonedifrizzifrizzi (rigorosamente tutto attaccato), organizzatore di una piccola rassegna di video sulla grafica, papà che porta sua figlia a fare un giro in uno dei luoghi temporanei a più alta intensità di meraviglie che ci sia a Bologna.
Nel sogno giravo per l’enorme salone di Palazzo Re Enzo, pieno di gente e di banchetti e di libri come capita sempre durante le giornate del festival. La stranezza — ché senza stranezze che sogno sarebbe? — è che non c’erano suoni. Niente voci, niente musica, niente giacche che si aprono, telefono o occhiali che cadono, bicchieri appoggiati sul bancone o sui tavolini, buste che fanno spazio agli acquisti, bambini che ridono. Niente. O quasi. Tutto ciò che riuscivo a sentire era il rumore della carta. O meglio, il rumore delle mani che sfogliano, sistemano, saggiano, accarezzano carta. Un concerto di fruscii, scrocchi, stropiccii — qualcosa del genere, ma moltiplicato per centinaia e centinaia di mani. Se prendi il video-riassunto della scorsa edizione, togli l’audio e provi mentalmente a inserire solo il suono delle mani sulla carta, riesci a immaginarlo.
L’aspetto inedito che si è manifestato nottetempo, quindi, è che Fruit è anche un festival delle carezze. Tu magari sei lì e non te ne accorgi consciamente, ma dentro qualcosa si muove, tutto quel toccare attento e curioso e pieno d’amore, quell’accarezzare libri, riviste, fanzine, stampe che a loro volta sono frutto di un amore enorme, che per qualcuno rappresentano un pezzetto importante della propria vita; tutto questo, credo, in qualche modo parla alla parte più bella, più umana e al contempo più animale e istintiva di ciascuno di noi.
Nato nel 2012 su idea dell’associazione culturale bolognese Crudo, Fruit è un festival, una mostra, una fiera dedicata all’editoria indipendente, alle autoproduzioni editoriali e ai libri d’arte. Giunto alla sesta edizione, che vedrà la partecipazione di ben 151 espositori italiani e internazionali (l’anno scorso erano 100: dunque più carta, più carezze, più amore), che porteranno pubblicazioni difficili da trovare altrove, rare, talvolta inedite, o addirittura pezzi unici.
Accanto alla sezione principale, quest’anno, per la prima volta, ci saranno una sezione dedicata alle pubblicazioni a tema queer, e una, curata da una nostra vecchia conoscenza, Saul Marcadent, focalizzata sulla moda. Temi, questi, che saranno anche tra i protagonisti dei molti talk, che si terranno durante il festival.
(Un po’ di spudorata autopromozione: due degli incontri li condurrò io. Il primo con gli editori di Odiseo, rivista di arte erotica di cui ho parlato svariate volte qui su Frizzifrizzi, e il secondo con il duo PetriPaselli, che proprio a Fruit presenterà il secondo numero della loro rivista 99objects, una pubblicazione interamente dedicata alle collezioni.)
E poi mostre, laboratori, performance e feste, e tanta, tantissima carta: liscia, ruvida, setosa, vellutata, dura, sottile, nuova, vissuta, colorata. Da accarezzare e, portafogli permettendo, acquistare e portare a casa.