Ormai capita di vederle solo nei vecchi film o su qualche cimelio di famiglia nascosto in soffitta, ma almeno fino agli anni ’60 poteva capitare di trovare, appiccicate a valigie e bauli, le etichette degli alberghi.
In uso da fine ‘800 e per buona metà del ‘900 (ma qualche hotel ha resistito anche oltre: me ne ricordo qualcuna attaccata ai bagagli di mio padre quando tornava dai viaggi all’estero, negli anni ’80), inizialmente erano piuttosto semplici e il loro uso principale era scriverci sopra il nome del cliente per evitare fastidiosi scambi.
In poco tempo, però, diventarono anche un’occasione per fare promozione a una struttura alberghiera, mentre per i viaggiatori — in un’epoca in cui in pochi potevano permettersi di girare il mondo — diventavano delle sorta di “medagliette d’onore”, che dalle valigie silenziosamente raccontavano la vita avventurosa o piena di lussi dei loro possessori.
Gli alberghi cominciarono quindi a ingaggiare grafici e illustratori, e le etichette diventarono degli elaboratissimi esempi di comunicazione visiva, a volte occasione di sperimentazione grafica e artistica, nonché oggetti da collezione talvolta ricercatissimi.
Tra l’altro una delle più grandi raccolte fu quella di Gaston-Louis Vuitton, nipote del fondatore del celebre marchio francese nato proprio in un negozio di bauli. Alla sua collezione (una delle tante: Gaston-Louis collezionava di tutto) è dedicato anche un libro, uscito qualche anno fa e intitolato World Tour: Vintage Hotel Labels from the Collection of Gaston-Louis Vuitton.
Un’altra bella raccolta, questa interamente visibile online, è quella di Tom Schifanella, graphic designer americano ma di chiare origini italiane. Di base in Florida, Schifanella ha aperto qualche anno fa un profilo Flickr chiamato Art of the Luggage Label, sul quale ha caricato oltre 3000 esemplari.
Che si tratti di un progettista grafico non è un caso: tra echi espressionisti, art déco, liberty, futuristi e modernisti, e bellissimi esempi di lettering, chi lavora nell’industria creativa non può che apprezzare quei piccoli, coloratissimi capolavori.