“Letraset: The DIY Typography Revolution”, Unit Editions, 2017 (fonte: Unit Editions)

Un libro celebra la storia della Letraset, l’azienda che rivoluzionò la tipografia fai-da-te

Da un paio di anni curo Publishing Stories, una piccola rassegna di video su grafica e tipografia durante Fruit Exhibition, festival bolognese dedicato all’editoria indipendente.

Lo scorso gennaio, all’interno della rassegna, riuscii a proiettare addirittura una (quasi) anteprima mondiale: un documentario che racconta come si faceva grafica prima dell’avvento del digitale. Intitolato Graphic Means, è stato prodotto dalla graphic designer americana Briar Levit, che all’epoca stava ancora ultimando il montaggio e il sonoro del filmato e inviò a una versione non definitiva, con un audio pessimo e qualche altro “errore di gioventù” che sicuramente sarà stato sistemato per le successive proiezioni.

Ad assistere, in sala, c’erano soprattutto ventenni, trentenni, al massimo qualche quarantenne: studenti, professionisti e appassionati che hanno cominciato a fare grafica quando i software erano ormai diventati gli strumenti principali del mestiere, e che guardavano con curiosità agli “utensili” e alle tecniche dell’era analogica. Su un punto ben preciso del video, però, si alzarono i sospiri. Intorno al minuto 32′ apparirono i trasferibili Letraset. Per molti, me, compreso, si trattava di un ritorno all’infanzia.

“Letraset: The DIY Typography Revolution”, Unit Editions, 2017
(fonte: Unit Editions)
“Letraset: The DIY Typography Revolution”, Unit Editions, 2017
(fonte: Unit Editions)

«I caratteri Letraset erano ottimi caratteri tipografici. Ed erano a disposizione di chiunque avesse un paio di dollari da spendere», diceva nel filmato il designer Dan Rhatigan.
«Pensavamo che il Letraset fosse un prodotto per professionisti, senza realizzare che invece si trattava di un prodotto molto democratico, che potevano usare anche coloro che non sapevano nulla di tipografia», aggiungevano Colin Brignall e Dave Farey, entrambi progettisti di caratteri proprio per Letraset.

Fu proprio quella la rivoluzione di Letraset: offrire a basso costo uno strumento grafico di qualità, semplice da usare. Bastava comperare per pochi spiccioli uno dei set e poi grattare le lettere o le immagini per trasferirle su un’altra superficie. Instant lettering. L’equivalente tipografico della Polaroid.
Nata a Londra nel ’59, l’azienda si trasferì nel Kent nel 1968, trasferì l’attività di stampa in Italia negli anni ’70, raggiunse il suo apice negli anni ’80 e iniziò un rapido declino nel decennio successivo, venendo infine acquisita dalla Winsor & Newton.

“Letraset: The DIY Typography Revolution”, Unit Editions, 2017
(fonte: Unit Editions)
“Letraset: The DIY Typography Revolution”, Unit Editions, 2017
(fonte: Unit Editions)

La meravigliosa storia di quella rivoluzione, però, viene finalmente raccontata in un libro ricco di materiali d’archivio, pubblicato da Unit Editions, casa editrice britannica tra le più interessanti, sempre puntualissima nel produrre volumi su grafica e design, frutto di ricerche molto approfondite.

Intitolato Letraset: The DIY Typography Revolution e curato da Tony Brook e Adrian Shaughnessy, designer e fondatori di Unit Editions, è il primo libro focalizzato sulle vicende, i prodotti, le figure chiave e l’importanza di Letraset.
312 pagine, accompagnato da un pieghevole con la cronologia dell’azienda e stampato in sole 2000 copie, il libro su può ordinare online.

“Letraset: The DIY Typography Revolution”, Unit Editions, 2017
(fonte: Unit Editions)
“Letraset: The DIY Typography Revolution”, Unit Editions, 2017
(fonte: Unit Editions)
“Letraset: The DIY Typography Revolution”, Unit Editions, 2017
(fonte: Unit Editions)
“Letraset: The DIY Typography Revolution”, Unit Editions, 2017
(fonte: Unit Editions)
“Letraset: The DIY Typography Revolution”, Unit Editions, 2017
(fonte: Unit Editions)
“Letraset: The DIY Typography Revolution”, Unit Editions, 2017
(fonte: Unit Editions)
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