La maggior parte di noi conosce poche costellazioni: le due orse, la W di Cassiopea, le ali aperte del Cigno, e qualche frammento qua e là, come le corna del Toro, la cintura di Orione, l’ammucchiata delle Pleiadi.
Forse sono stato troppo ottimista: a dirla tutta, la maggior parte di noi è persino raro che guardi il cielo di notte.
Basta una mappa stellare, ad ogni modo, o un qualsiasi smartphone, per sapere immediatamente cosa è cosa. Sono tutte lì, le costellazioni. Ce le hanno lasciate i nostri avi, unendo idealmente una stella con l’altra fino a formare disegni che solo vagamente ricordano ciò che dovrebbero simboleggiare. («Canis minor? Dov’è che lo vedi lì un cane? Sono solo due stelle. Non sarà il bastone?»).
Senza contare che al di là dei segni dello zodiaco e degli animali, ciò a cui si riferiscono ci è perlopiù misterioso. («Orione? Chi era costui? E Andromeda? Ofiuco? Pegaso?», con la mente che riesce ad arrampicarsi soltanto fino agli episodi de I Cavalieri dello Zodiaco).

(foto: Frizzifrizzi)
Un bel gioco da fare, soprattutto coi bambini, e necessariamente nelle notti limpide e lontano dalla città, è provare a buttare nel cesso tutte le linee immaginarie degli avi di cui sopra e improvvisare. Loro stessi hanno fatto così. Gli avi, intendo.
(«E quella è la costellazione della cacca secca. La vedi? Quel mucchietto laggiù invece rappresenta le caccole. Sono sette. Sette caccole»)
Lo stesso spirito è alla base dell’Atlante Illustrato delle Nuove Costellazioni, progetto ideato, curato e autoprodotto da Studio Pilar, che è un’associazione culturale di base a Roma, nonché una libreria e un collettivo formato da Giulio Castagnaro, Giulia Tomai, Andrea Chronopoulos e Andrea Mongia.

(foto: Frizzifrizzi)
Lungi dall’andare a cercare degli astronomi, i “Pilariani” hanno scelto 62 artisti, italiani e non, ed hanno inviato loro una mappa del cielo, cancellando però tutte le costellazioni canoniche e lasciando solo le stelle, così che ognuno potesse essere libero di rimetterle assieme a proprio piacere.
Il risultato è un bel volume di 182 pagine, il cui progetto grafico è stato affidato ad Andrea Salerno, che ha fatto un ottimo lavoro.
Altro che Cane Minore e Orione! Dalle menti fanta-astronomiche dei disegnatori sono uscite fuori la costellazione dell’annegato, quella delle urla, dello scarafaggio, del monopattino, della scimmia furiosa, della disco toilette (!), della pizza, delle lentiggini…
Il cane c’è ancora, anzi, ce ne sono due: quello sporco e quello degli sbirri.

(foto: Frizzifrizzi)
Ciascuna delle nuove costellazioni, poi, ha anche superato i tipici, minimalistici confini dei puntini e delle lineette per dar vita a una versione illustrata, che ogni autore ha realizzato con il proprio, inconfondibile stile.
Essendoci però due emisferi, nel cielo che sta sopra alle nostre teste, l’Atlante è diviso a metà, boreale e australe. E come nel firmamento reale, entrambi rivaleggiano in fantasia e magnificenza. Dopotutto, come scrive Alessio Trabacchini nell’introduzione al libro (che sta a metà volume, a fare da equatore assieme alle note dei curatori e alle biografie degli artisti), «quando si gioca con le stelle, non si riesce a non essere grandiosi».

(foto: Frizzifrizzi)

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