Siamo nel 1561, a Vienna. Alla corte di Ferdinando I d’Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero, c’è un segretario e calligrafo di nazionalità ungherese ma nato in Croazia. Si chiama Georg Bocskay e si è messo in testa di dimostrare ai contemporanei e ai posteri la sua immensa abilità nell’arte della calligrafia.
Bocskay lavora per un anno al suo Mira calligraphiae monumenta, mettendoci dentro tutti i tipi di scrittura a lui conosciuti, compresi quelli del passato. È un lavoro immane, che ancora oggi sorprende per la straordinaria abilità dell’autore e la complessità del suo segno.
Georg Bocskay e Joris Hoefnagel, “Mira calligraphiae monumenta”, Vienna, 1561-1562 e 1591-1596
Georg Bocskay e Joris Hoefnagel, “Mira calligraphiae monumenta”, Vienna, 1561-1562 e 1591-1596
Ma la storia del manoscritto non finisce qui. Nel 1576 Bocskay muore, preceduto dal Ferdinando I, a cui succedono il primogenito Massimiliano II e in seguito il nipote Rodolfo II, che eredita anche il Mira calligraphiae monumenta e decide di farlo decorare da quello che oggi viene considerato come l’ultimo, grande miniaturista — è un periodo, quello, in cui le miniature medievali lasciano il passo alla pittura rinascimentale e i manoscritti diventano sempre più rari per via della stampa a caratteri mobili.
Quel miniatore è Joris Hoefnagel, artista fiammingo, stampatore e cartografo, che all’epoca aveva già girato l’Europa in lungo e in largo, e per l’imperatore aveva illustrato, in precedenza, un bestiario con decine e decine di tavole su bestie esotiche e animali fantastici.
Georg Bocskay e Joris Hoefnagel, “Mira calligraphiae monumenta”, Vienna, 1561-1562 e 1591-1596
Georg Bocskay e Joris Hoefnagel, “Mira calligraphiae monumenta”, Vienna, 1561-1562 e 1591-1596
Hoefnagel lavora al Mira calligraphiae monumenta di Bocskay tra il 1591 e il 1596, decorando le pagine del manoscritto con minuziose opere a carattere naturalistico, spesso a effetto trompe-l’oeil, grazie a un sapiente uso delle ombre. Il miniaturista tra l’altro aggiunge al volume anche una nuova sezione, una “guida per costruire le lettere”, decorata con simboli, elementi animali e vegetali, maschere fantastiche e versi biblici.
Come l’intento di Bocskay era stato quello di dimostrare di essere il miglior calligrafo sulla piazza, quello di Hoefnagel è di dar prova che le sue illustrazioni e le sue decorazioni sono superiori alla scrittura. Una corsa al rialzo, dunque, tra due autori che a distanza di trent’anni hanno messo nell’opera il medesimo approccio, il medesimo sfoggio di abilità, rendendo il Mira calligraphiae monumenta uno dei più bei libri del mondo.
Georg Bocskay e Joris Hoefnagel, “Mira calligraphiae monumenta”, Vienna, 1561-1562 e 1591-1596
Georg Bocskay e Joris Hoefnagel, “Mira calligraphiae monumenta”, Vienna, 1561-1562 e 1591-1596
Attualmente conservato presso il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, del libro sono uscite anche delle copie stampate che però oggi sono molto rare e costose (eccone una del’700 e un’altra del 1992).
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