Tesori d’archivio: un vecchio libro sull’arte fatta con la macchina per scrivere

A differenza di Artyping — un vecchio volume del ’39 ormai fuori commercio, da scaricare però in pdf, che spiega come utilizzare la macchina per scrivere per realizzare ritratti, cornici, decorazioni e grafiche — quello di cui parlo ora è in realtà un libro in cui rulli, nastri, martelletti e tasti per dattilografare vengono utilizzati per opere più concettuali, che vanno dall’arte astratta alla cosiddetta poesia concreta, cioè quella in cui il segno è più importante del contenuto, la disposizione delle lettere nello spazio più significativo della metrica.

Curato da Alan Riddell, artista inglese a sua volta coinvolto nella scena della poesia concreta, Typewriter Art (al link si può scaricare il pdf) è un’antologia del ’75, anche questa ormai fuori commercio, che raccoglie le opere di 65 autori provenienti da ben 18 paesi, prodotte dagli anni ’20 agli anni ’70.

Se oggi siamo abituati, quasi assuefatti al concetto di hacking delle nuove tecnologie per piegarne a fini artistici l’utilizzo originario, un libro come Typewriter Art dimostra come un concetto simile fu applicato a uno strumento prima rivoluzionario poi diffuso ovunque come la macchina per scrivere (più o meno nello stesso periodo Munari dimostrava che anche la fotocopiatrice poteva sostituire il pennello e Tamburini, pochi anni dopo, realizzava un fumetto con la Xerox).
Ma è lo stesso Riddell a mantenere i dovuti distinguo tra l’arte prodotta con la macchina per scrivere e quella invece — all’epoca ancora in fase embrionale — creata con un computer: l’una richiede all’artista di scegliere quale tasto battere, e dove, mentre per fare arte con il computer la questione si sposta alla scelta del programma, dei comandi da far eseguire al sistema operativo. Quella del “typewriter artist”, sostiene Riddell, è più simile all’attività del ricamatore.

Da segnalare, infine, la presenza di diversi nomi italiani nella raccolta: Donato Cinicolo, Luigi Ferro, Arrigo Lora-Totino, Maurizio Nannucci. Il nostro paese, dopotutto, può vantare una lunga tradizione in fatto di poesia concreta, dal futurismo a — tanto per fare un paio di nomi — Nanni Balestrini ed Emilio Isgrò (lo dimostra un’altra antologia, Italian Visual Poetry 1912 – 1970, in cui pure appaiono Lora-Totino e Nannucci).

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