W. A. Dwiggins, pagine di prova di “W. A. Dwiggins: A Life in Design” che mostrano le pagine con i titoli di ”The Time Machine” di H. G. Wells
(dalla collezione del Letterform Archive; courtesy: Letterform Archive)
Ci sono delle biografie per le quali bastano appena due righe: nato, vissuto, morto — e poco altro, e ovviamente chiunque di noi spera di vivere una vita che meriti un riassunto un po’ più interessante. Lasciar traccia di sé, lo chiamano. E funziona sia nel bene che nel male, anche se però poi alla fine è il tempo a far da grande setaccio e filtrare ciò che può essere dimenticato da ciò che vale la pena continuare a ricordare. E più ne passa, di tempo, più le maglie del setaccio s’allargano.
A volte però il tempo commette degli errori, lasciando scorrere via storie che meritano di essere raccontate e che hanno una loro importanza anche nel presente.
Una di queste è la storia di William Addison Dwiggins, designer americano che pur non essendo stato dimenticato probabilmente non ha ancora avuto il riconoscimento che merita, e soprattutto un riconoscimento che abbracciasse tutte assieme le sue molteplici attività.
A rimediare a questa falla ci ha pensato Letterform Archive, centro no-profit di base a San Francisco focalizzato sulla ricerca, la formazione e la promozione delle arti grafiche e tipografiche, aperto al pubblico nel 2015 e fondato dal designer, docente ed editore Rob Saunders, che ha trasformato in archivio la sua enorme collezione di materiali accumulati in oltre quarant’anni di attività, parte dei quali dedicati proprio allo studio e all’acquisizione delle tante opere e progetti realizzati da Dwiggins durante la sua carriera.
Una carriera per niente facile da riassumere visto che Dwiggins, nato nel 1880 nel Midwest e morto il giorno di Natale del 1956, non è stato “solo” uno dei più importanti designer americani di inizio ‘900 ma una figura che sotto all’etichetta di “progettista” riuniva in realtà molteplici campi d’azione, discipline, passioni, tutte esercitate ai massimi livelli.
Una piccola lista, sicuramente non esaustiva, racconta che Dwiggins fu grafico, type designer, illustratore, pubblicitario, calligrafo, impressore, scrittore di testi teatrali, persino marionettista (creò due teatri di marionette, uno sotto casa sua e uno sotto al suo studio). Fu un maestro del lettering e un grande virtuoso della tecnica dello stencil, che utilizzava anche nelle illustrazioni.
Fu pure il primo a utilizzare il termine graphic design (in un suo saggio del 1922 intitolato New Kind of Printing Calls for New Design)ed uno dei più grandi innovatori nel campo del book design. Creò alcuni caratteri tipografici che utilizziamo ancora oggi: Metro, Caledonia, Electra, Hingham, Eldorado, Falcon… (a proposito dei caratteri tipografici diceva: «Una font che ti blocca a metà di una riga e ti chiede di ammirarne l’eleganza è una pessima font»).
Pare fosse anche un fantastico umorista, Dwiggins, così almeno racconta Bruce Kennet, che con il Letterform Archive ha lavorato su quello che sarà probabilmente il libro definitivo su questo straordinario designer americano: W. A. Dwiggins: A Life in Design, una biografia illustrata scritta e curata da Kennet che si basa in larga parte sulla grande collezione di materiali del Letterform Archive.
Attualmente in fase di raccolta fondi su Kickstarter, dove in soli due giorni ha raggiunto l’obiettivo di 50.000 $ e ora viaggia ben oltre i 100.000, il libro fa luce sull’uomo, sul professionista, sull’artista e sulle sue opere, molte delle quali si possono vedere sul profilo twitter @wadwiggins, aperto nel 2014 e legato al libro.
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