A differenza del celebre nastro di Möbius, che puoi costruire in meno di un minuto con una semplice strisciolina di carta o di stoffa e impressionare legioni di bambini (ammetto di averlo scoperto solo ieri, con una certa meraviglia mista a imbarazzo), la bottiglia di Klein è una cosiddetta superficie non orientabile (in cui cioè l’esterno e l’interno coincidono) che però non si può né disegnare né fabbricare dentro al classico spazio a tre dimensioni a cui siamo abituati.

Ispirati dalla “magia” matematica di questa figura descritta dal tedesco Felix Klein a fine ‘800, i designer di nervous system, studio americano specializzato in design generativo1, hanno realizzato Infinite Galaxy Puzzle, un puzzle senza confini, in cui cioè puoi continuare ad aggiungere pezzi da un lato prendendoli dall’altro e ribaltandoli, e che permette di costruire decine di migliaia di varianti, senza però raggiungere mai la fine, aumentando quindi all’ennesima potenza la vera essenza di ogni puzzle, la frustrazione.
Astenersi apeirofobici, dunque, come per alcuni videogiochi usciti negli ultimi anni, quelli in cui non ci sono confini e il software continua a creare scenari permettendoti di esplorare all’infinito (l’esempio più celebre è probabilmente No Man’s Sky).
Ad aggiungere fascino e un pizzico di ansia all’idea, l’immagine da completare ma impossibile da completare è quella del centro della galassia, fotografata dal telescopio Hubble, mentre tre pezzi del puzzle — un astronauta, uno space shuttle e un satellite — sono un omaggio all’esplorazione spaziale.






