Beppe Giacobbe può essere riconosciuto senza tema di smentita come uno dei più grandi talenti dell’illustrazione contemporanea a livello mondiale.
Stilare un elenco delle testate e degli editori che si sono affidati al suo riconoscibilissimo stile, alla sua capacità di sintetizzare in maniera lucida e critica la complessità del mondo contemporaneo, è impossibile quanto, d’altronde, inutile. Anche perché il segno di Giacobbe va ben oltre la sua produzione (enorme: «Disegno tutti i giorni, anche quando non ho un lavoro da consegnare. Mi sento come un pianista che, se non suona tutti i giorni, perde confidenza con la tastiera e lo spartito», ha dichiarato anni fa in un’intervista ad Artribune) e ha profondamente influenzato l’ultima generazione di illustratori, che più o meno dichiaratamente si sono rifatti alla lezione del maestro — uno su tutti, Alessandro Gottardo, Shout, che ha sempre riconosciuto l’influenza di Giacobbe.
Nato a Milano nel ’53, autore di campagne pubblicitarie, copertine, libri illustrati, docente prima allo Ied poi all’Isia di Urbino, Beppe Giacobbe ha un umiltà e una capacità di mettersi continuamente in gioco e in discussione decisamente rare, passando da prestigiosi premi internazionali e mostre personali a collettive in cui i suoi lavori sono stati esposti fianco a fianco a quelli di giovani talenti.
«Sto cambiando, lo sento, come l’ho sentito altre volte. Sono ad una svolta, sento che l’aria sta cambiando, dopo la stagione concettuale mi torna la voglia di colore e di atmosfera, mantenendo sempre l’obiettivo di creare immagini sintetiche e sospese nel tempo», racconta in una delle tante didascalie del catalogo monografico Beppe Giacobbe Senza Rete, pubblicato a fine 2015 dall’associazione culturale Tapirulan, che l’anno scorso ha nominato Giacobbe presidente della giuria del concorso d’illustrazione da loro organizzato e gli ha dedicato una mostra personale.
Il catalogo — che si acquista qui e che raccoglie soprattutto la produzione più recente, quella degli ultimi tre/quattro anni — in qualche modo completa l’opera di indagine su Giacobbe cominciata dal piccolo editore Lazy Dog con la monografia Visionary Dictionary pubblicata nel 2013.
E sono proprio le didascalie il punto di forza di Senza Rete. È attraverso di esse, infatti, che l’autore non soltanto approfondisce o spiega alcune tavole, ma anche il proprio lavoro, le influenze, il modo di affrontare un brief, come arriva uno spunto e come poi questo diventa un’illustrazione. E c’è anche spazio per tanti piccoli racconti di vita, aneddoti, talvolta storie intime che riescono ad aggiungere profondità, a dare un’idea “trimensionale” del Giacobbe-uomo oltre che professionista. Uno che — come scrive Edgardo Franzosini nell’introduzione al catalogo — è «mosso dal desiderio di spiegare ma anche da quello di interrogare», tanto che le sue illustrazioni (cito di nuovo Franzosini, parafrasando) spesso potrebbero benissimo sostituire e non solo affiancare i testi per cui vengono commissionate.