Stuart Trolley ha un curriculum lungo così. Da solo, in squadra o col suo studio creativo Transmission (sarà un omaggio al pezzo dei Joy Division, il nome?) ha lavorato, tra le altre cose, alla progettazione grafica di un magazine-icona cone Sleazenation oltre che al design di Esquire e di Saturday Magazine, supplemento settimanale del quotidiano inglese The Independent (sì, quello che lo scorso marzo, dopo trent’anni, ha chiuso l’edizione cartacea e ora è solo online: ma questa è un’altra storia).
Ad ogni modo, se Stuart Trolley dice che nel decennio scorso il design era tutto ghirigori, ornamenti e pattern complicati e che ora invece stiamo vivendo un nuovo minimalismo, io mi fido.
Anche perché per dimostrare che la progettazione grafica è ormai in pieno “less is more (again)”, Trolley ha curato un libro intitolato MIN, The New Simplicity in Graphic Design, da poco pubblicato da Thames & Hudson.
Raccogliendo i lavori recenti (realizzati non oltre tre anni fa) di ben 162 designer—dall’editoria indipendente alle copertine dei dischi, dall’immagine coordinata al branding—e dividendoli in tre sezioni (reduction, production e geometry) l’idea è quella di mostrare dove sta andando questa sorta di “new wave” minimalista.
Facendo bene attenzione, però, a non considerare il minimalismo come una semplice tendenza.
«Il minimalismo non è un trend», scrive infatti Trolley nell’introduzione, «ma una disciplina visiva duratura che ha influenzato ogni aspetto della nostra cultura visiva, arte, architettura, design industriale, fotografia, musica, moda e graphic design inclusi».





















