(tutte le immagini via giuliagarbin.com)

Luncheon Magazine: una nuova rivista in cui gli ospiti vanno a pranzo con gli editori

Un nuovo magazine che tratta di arte, di cucina e di vita in generale, realizzato conversando con ospiti di altissimo livello… a pranzo

Parlar di tutto. Parlar d’arte, di ricordi, di visioni, di passioni e di amori, e di tutto quel che c’è attorno, compreso il cibo. Meglio sedersi comodi, quando s’affrontano discorsi del genere, preferibilmente davanti a qualcosa di buono da mangiare e da bere. Il pranzo, coi suoi riti e i suoi ritmi e il fatto di starsene tutti assieme, intenti nella stessa identica attività, attorno a un tavolo, mettendo all’opera tutti i sensi nello stesso momento, beh c’è luogo migliore di un pranzo per una conversazione?

L’idea di Luncheon, nuovo magazine inglese uscito nemmeno un mese fa, è proprio questa: pranzare con alcuni tra i protagonisti del mondo dell’arte, della cultura, della moda e, ovviamente, della cucina, sapientemente “cucendo assieme” (ma visto il tema e il titolo del magazine sarebbe meglio dire “cuocendo assieme”) il risultato di quei densissimi incontri in una pubblicazione che ti fa sentire seduto lì, allo stesso tavolo.

Fondato da Frances von Hofmannsthal e da Thomas Persson—lei fashion designer nonché figlia di una leggenda vivente come il fotografo inglese Antony Charles Robert Armstrong-Jones, conte di Snowdon (la sua prima moglie era la principessa Margaret, sorella della Regina Elisabetta II), lui direttore creativo, conosciuto soprattutto per aver diretto una tra le riviste “corporate” migliore di sempre, Acne Paper—Luncheon ha debuttato con un primo numero in formato gigante (27 x 38cm) che, a detta di T, la rivista del New York Times, «ha l’aria di un numero degli anni ’50 di Vogue o di Life», e presenta una tavolata di ospiti di altissimo livello tra cui, solo per citare un paio di pesi massimi, il dio delle calzature Manolo Blahnik e il fotografo Paolo Roversi.

Da segnalare anche che l’art direction e la grafica di Luncheon sono opera della triestina Giulia Garbin, già autrice di uno splendido libro illustrato sulle storiche tipografie torinesi.

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