Di solito, nei libri per bambini, le lettere dell’alfabeto sono accompagnate da animaletti oppure da oggetti familiari. Per i più piccoli le lettere sono forme che non hanno ancora alcun significato e l’associazione a figure e suoni che fanno già parte del loro bagaglio di esperienze aiuta a conoscere (e poi ri-conoscere) le A, le B, le C…
Nel suo Lettere Familiari, appena uscito per i tipi di Artebambini, l’illustratore romano Alessandro Lumare sceglie invece di utilizzare la struttura stessa dei caratteri tipografici trasformando ogni singola lettera in una micro-storia di famiglia, giocando sui due principali significati del termine che dà anche il titolo al libro: familiare inteso come “della famiglia” e familiare nell’accezione di qualcosa con la quale si ha una certa intimità, pratica, consuetudine d’uso.
Ed ecco allora la piccola a che s’arrampica sul papà A, la b che s’appiccica come una cozza a mamma B esattamente come fanno i bambini il primo giorno di nido o di materna, la c che si fa dolcemente cullare dal rassicurante dondolio di una C, d che se ne sta ancora nel grande pancione della D e, di famiglia in famiglia, si arriva alla Z, che corre a gambe levate con la nipotina.
Il font scelto da Lumare per raccontare queste piccole storie alfabetiche è il Garamond, scelta azzecattisima visto che si tratta di uno dei caratteri più diffusi (e dunque familiari), ha una lunga e nobile tradizione alle spalle, essendo stato disegnato nel XVII Secolo, e con le sue grazie è piuttosto rassicurante ma, all’occasione, permette pure di azzardare qualche burlesco esperimento, tipo gli occhialoni sul naso di nonno G.