Il tecnico dei telefoni che diventò un designer di scarpe

A 55 anni, 25 dei quali passati a lavorare come tecnico dei telefoni, Chris Donovan si è posto una domanda, tanto banale quanto fondamentale e coraggiosa (di quegli interrogativi che se ne stanno sempre lì, nei 4/5 centimetri d’aria che ci portiamo sopra alla testa ogni giorno ma a cui facciamo sempre poco caso, e ce ne accorgiamo spesso troppo tardi). Quella domanda era: «c’è qualcos’altro, per me, là fuori?».

E a 55 anni Donovan ha abbandonato il lavoro, ha attraversato l’oceano, e da Boston è arrivato in Italia, più precisamente a Firenze, dove ha studiato per due anni al Polimoda inseguendo il suo sogno di diventare un designer di scarpe.
Il barbuto Chris ha cominciato a disegnare scarpe da ragazzino quando, frequentando una scuola cattolica, era affascinato dalle calzature che le sue amiche indossavano per dare un tocco personale al look altrimenti identico per tutti per via dell’uniforme scolastica.

Per quarant’anni Donovan ha riempito quaderni di schizzi e quando ha deciso di cambiare vita quei quaderni sono stati il suo biglietto d’ingresso al Polimoda, dove l’hanno accettato—nonostante fosse totalmente privo di esperienza nel campo della progettazione e avesse un curriculum praticamente vuoto—proprio dopo aver visto i bozzetti.

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Gli inizi, come racconta nel toccante filmato, sono stati difficili—«a un certo punto mi hanno pure scambiato per il bidello», dice ridendo—poi però ha trovato la sua strada, e ha cominciato a progettare scarpe prendendo spunto da tutto ciò che attirava la sua attenzione: strumenti chirurgici, tronchi di vite, passi della Bibbia, pezzi di sanitari, caratteri mobili, quadri di Mondrian, conchiglie, alveari…

Dopo aver aperto una pagina Facebook e un account Instagram, pian piano il mondo della moda ha cominciato a parlare di lui, soprattutto dopo una puntata del reality Project Runway, andata in onda lo scorso agosto, in cui Chris ha vinto un contest sponsorizzato che gli ha fatto passare una giornata con il critico Tim Gunn (quello che nell’edizione italiana del programma ha un doppiatore insopportabile), che durante la “portfolio review” è rimasto affascinato dalle sue creazioni.

Oggi Donovan è tornato in America, vive a Boston, e anche se non è ancora—come si dice in questi casi—“arrivato”, non si pente della sua scelta.
Alla fine del video, con gli occhi lucidi, dice: «il punto non è il successo o il fallimento. Se fallisco, va bene lo stesso. Avrei potuto passare la mia vita senza provarci, ma l’ho fatto, ci ho provato, e non tornerei indietro».

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