Un caffè con alcuni esponenti del famoso/famigerato collettivo Anonymous. Le corse illegali in moto per le strade di Baltimora. Fare l’agente immobiliare nella città più malfamata degli Stati Uniti d’America (Detroit). La giornalista della CNN che dai reportage dal Medio Oriente è passata a farsi i funghi allucinogeni nella giungla messicana. Gli esorcisti della Silicon Valley. Un miliardario diventato senzatetto. I college in cui si insegna a coltivare marijuana. Un ex-promettente tennista trasformatosi in imperatore del crack…
E la lista di ciò che troverai nel primo numero del nuovo magazine britannico Union non è ancora completa. Anche se dai “temi” è facile orientare la bussola verso pubblicazioni come Vice (senza la parte commerciale, i titoli ammiccanti, il morboso, il fastidioso, l’estremo fine a sé stesso) e ancora di più verso tutte quelle pubblicazioni indipendenti che partendo dalla lezione del cosiddetto “Gonzo journalism” di Hunter S. Thompson hanno trovato la propria dimensione narrativa (vedi, in Italia, un bel progetto recente come Write and Roll Society).
Fondato da una squadra di giornalisti che hanno alle spalle collaborazioni con realtà come The Sunday Times, MotorCycle News, GQ, Golf World, The Daily Telegraph, T3, Loaded, Channel 4, Discovery Channel e la BBC, Union—come spiega già il sottotitolo della pubblicazione—va “alla ricerca dello straordinario”, trovandolo nelle storie, nei personaggi ma anche nel modo di raccontarli.


