Lost: la grafica fatta in casa dei volantini degli animali smarriti

Mai avuto paperelle, coniglietti, porcospini, canarini o cani, cagnetti, cagnolini da smarrire. Tutti gli uccellini che negli anni se ne sono andati da casa mia si sono meritati la fuga visto che con destrezza sono riusciti a evadere da una prigione che li confinava nella stessa stanza in cui mia nonna — che esplicita a voce tutti ma proprio tutti i pensieri che le balzano in testa — passava gran parte delle giornate.

Poi ci sono state tartarughine che hanno lentamente perso la voglia di vivere lasciandosi morire nelle loro gabbiette, altri uccellini ricoverati da cadute sul balcone che però non hanno mai superato la nottata, un criceto che in realtà era una criceta a cui a un certo punto le si sono seccate e poi cadute le zampine (faceva tin tin tin mentre camminava nella sua gabbietta), e per il resto gatti, gatti e gatti, con vite lunghe e prospere, e l’unica volta che Chicco II (o era Birillo III?) se n’è andato per qualche giorno che era ancora un adolescente problematico, è tornato da vero uomo gatto, eroicamente pieno di graffi, col pelo appiccicoso e odorante di sesso.

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Ergo: non ho mai appeso ad alberi e pali della luce quei tristissimi (per chi li appiccica) volantini, che però mi fanno sempre un certo effetto quando li vedo alle fermate dell’autobus, capaci di evocare — con le loro foto fuori fuoco e lo struggimento che traspare anche da poche righe scritte a mano o al computer — visioni di animaletti smarriti nella notte, al buio e al freddo, con l’uomo nero in agguato, le auto maligne col loro ghigno tamarro a provare a metterli sotto, in una sorta di cartoon gotico pieno di effetti sonori che va in onda nel mio cervello mentre aspetto il 27A.

Volantini del genere c’è persino chi li raccoglie, in una sorta di archivio che parla sia della sofferenza dell’uomo contemporaneo — che proietta sull’animaletto di turno sentimenti intensi e brucianti tanto quanto (e a volte più di) quelli riservati ad altri esseri umani —, sia di progettazione grafica naïf, fatta in casa, talvolta ridicola, altre volte ingegnosa ed efficace.

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Uno di questi collezionisti è Ian Phillips, illustratore inglese che ha lavorato per riviste come AD, Interior Design, Elle Decor.
Amante degli animali ed esperto di grafica e design, Phillips ha iniziato negli anni ’90 a raccogliere volantini di animali smarriti (o ritrovati), dopo aver aiutato una sua coinquilina a cercare il suo gattino.

Nella sua collezione ci sono esemplari di tutto il mondo, pubblicati nel 2000 in un libro che è stato ristampato in occasione del 15° anniversario dalla prima uscita: Lost: Lost and Found Pet Posters from Around the World.

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immagini via The Guardian e Amazon

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