Quelle originali, usate nel film di Wes Anderson, le aveva realizzate nientepopodimenoché Louis Vuitton ma — a parte un’asta — non sono mai entrate in commercio.
E in effetti era piuttosto strano, vista la wesandersonmania imperante, che nessuno avesse pensato finora di “ispirarsi” (diciamo così) alla puntigliosa attenzione per ogni dettaglio del regista americano per produrre dei fac-simile di quanto apparso su schermo.
Tanto più che dall’“universo” di Anderson — come racconta Annie Atkins, graphic designer che in The Grand Budapest Hotel ha lavorato all’intera immagine coordinata dell’immaginario regno di Zubrowka, dal progetto grafico del quotidiano e delle banconota ai passaporti al packaging della pasticceria (questo e altro sul lavoro della Atkins lo trovi qui) — si può prendere davvero di tutto.
Come d’altronde sta facendo VeryTroubledChild, un marchio di Singapore che oltre al set di borse viste su Il treno per il Darjeeling, realizzate a mano e personalizzabili con le proprie iniziali, ha già lanciato t-shirt, shorts, notebook, poster, accappatoi e custodie per smartphone che faranno la felicità di chi vuole un pezzetto di Zissou, dell Hotel Chevalier o dei libri e delle commedie fittizie citate su I Tenenbaum.