Prima è stata la volta di Tall&Tiny, una lampada-sticker, poi è stata la volta di 20 Hangers, una cascata di appendiabiti per arredare e al contempo dare una sistemazione alle proprie giacche.
Ore Alice Rosignoli, designer torinese classe 1981, da anni di base a Parigi, ritorna con ben tre nuovi progetti e un marchio di borse, La Débraillée, che debutta con tre modelli che non sono (solo) quello che sembrano.
Cercando di scoprire se c’è differenza tra progettare moda (sebbene Alice, come vedremo poi, non consideri le sue borse come tali) e prodotti per la casa, ho deciso di intervistarla.
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A gennaio hai lanciato un marchio di borse, La Débraillée, ma tu vieni dall’industrial design. Come mai questo passaggio? È un progetto parallelo, un esperimento, o stai pensando di darti al fashion design?
Direi che si tratta di un progetto parallelo, un esperimento. Faccio borse da diversi anni, in realtà, ma era solo un passatempo. Visto che riscuotevano successo ho deciso di provare qualcosa di più serio.
Non ho intenzione di passare al fashion design, assolutamente, la mia strada nel product continua. Come sai quest’anno sono stati presentati tre nuovi progetti per Ligne Roset e sto già lavorando ad altri per il 2016.
Avevo però voglia di un progetto mio da poter seguire in tutte le fasi, progettazione, produzione e distribuzione.
A proposito di progettazione: quali sono le “affinità e le divergenze” (per citare i CCCP) del progettare un prodotto di design per la casa e un accessorio di moda?
Io vedo perlopiù affinità, almeno nel mio modo di progettare. In ambedue i casi la priorità è data alla funzione ed alla praticità, cercando sempre l’effetto “sorpresa”, quel qualcosa di diverso che stupisce. Avrei voglia di dirti che rimane comunque una questione di qualità…
L’effetto sorpresa è in effetti una delle caratteristiche del tuo lavoro. Lo era nella lampada Tall&Tiny, con la struttura “disegnata” dal nastro adesivo, lo era nei venti appendiabiti da tenere esposti invece di nasconderli in un armadio, lo è nello specchio Narciso con la mensola che nasconde chi si specchia da sguardi indiscreti…
E nelle borse?
Per il momento i modelli sono tre. Con il tempo ne aggiungerò altri, non sono per le collezioni stagionali.
Il primo modello è un “trompe l’oeil”, guardandola di lato sembrerebbe una pochette, in realtà è un marsupio. L’idea è stata quella di creare una pochette che fosse anche comoda, che ci permette di muoverci liberamente.
Come esempio di utilizzo penso sempre a una serata in discoteca o a un concerto, dove passiamo la metà del tempo a controllare la borsa lasciata in un angolo o al contrario decidiamo di tenerla stretta a noi ma ci impediamo qualunque movimento.
Ma nella collezione c’è pure una vera pochette.
Sì, una pochette con una tasca traversante che permette di portarla come un manicotto. Nei periodi di freddo è l’ideale.
La tasca permette però di portare anche degli oggetti, come ad esempio un giornale o un ombrello bagnato. La pelle, si sa, è impermeabile…
L’ultimo modello invece è una borsa a mano, anche questa con tasca traversante, dove possiamo inserire sciarpe, giacche, ombrelli… È un prodotto estremamente semplice ma pratico. A me piace usarla quando vado alle fiere. È grande posso metterci di tutto.
Puoi raccontarmi come hai lavorato — concettualmente e praticamente — sui tre prodotti?
Ogni modello è la risposta a un bisogno, interpretato secondo la mia poetica. Bisogni a volte personali, altre volte suggeriti dalle persone che mi circondano.
Per quanto riguarda la pratica, ho realizzato degli schizzi veloci per poi passare all’azione, cucendo parecchi prototipi in tessuto. Infine ho portato i tre modelli selezionati (insieme a un 2D al CAD) al fabbricante, che ha realizzato a sua volta cartamodello, prototipo in pelle e pezzo di campionario.
Ho visto che la produzione la fai in Italia.
Come mai non in Francia? Tu vivi lì, giusto?
Si, io vivo a Parigi dal 2008. Ma passo anche del tempo in Italia.
La produzione è in Italia perchè avevo già dei contatti. Anche se la ricerca non è stata facile. I fattori in gioco sono diversi: qualità, tempistiche, logistica e interesse del fabbricante, visto che produco delle quantità molto limitate.
In Italia la mia base è nelle Marche, regione specializzata nella produzione di scarpe e borse in pelle di alta qualità. È li che ho cercato e trovato il mio produttore. Poi bisogna sapere che i fabbricanti/grossisti francesi acquistano il pellame dalle concerie italiane. Allora perché complicare le cose? Nelle marche ho tutto a portata di mano.
Giustissimo! Ed essendo marchigiano non posso che approvare la scelta.
Come mai ti sei trasferita a Parigi?
Mi sono sempre spostata, nata a Torino, vissuta a Roma poi San Benedetto, l’Università a Firenze, quindi Londra e infine Parigi. È stato un caso. Mi è piaciuta e sono rimasta.
Parigi ti ha ispirato le linee dei cinque vasi in terracotta da esterno presentati a Maison & Objet.
Sì, esatto, i comignoli. Alla base erano solo due. Sono piaciuti ed è stato deciso di crearne in cinque dimensioni, quattro per esterni e uno da interni.
Si potrebbe pensare che alzando gli occhi al cielo mi sia detta «quei comignoli potrebbero essere dei bei vasi».
E invece?
In realtà il progetto nasce come un ready-made. Un giorno mi è capitato di trovare dei vecchi comignoli ai piedi di un palazzo in ristrutturazione. Ne ho preso uno che ho “traballato” con me per mezza Parigi per poi tornare a casa e infilarci dentro una pianta.
Ovviamente il mio comignolo non ha il fondo, ma dopo qualche tempo ho deciso di disegnare un vero e proprio vaso e presentare l’idea a Ligne Roset.
Per Ligne Roset hai anche realizzato lo specchio-vuotatasche Narciso, in cui specchiarsi lontano da occhi indiscreti. Piuttosto in controtendenza rispetto a quest’epoca di esibizionismo portato ai limiti estremi, soprattutto sul web.
Si è vero. Ovviamente il mio design rispecchia la mia personalità ed io sono piuttosto riluttante all’esibizionismo. Se si può parlare di esibizionismo, quando gli unici spettatori delle nostre pagine social siamo noi stessi… Perché a me sembra che i famosi 15 minuti di celebrità di cui parlava Warhol si siano ridotti a questo. Ne siamo artefici, protagonisti ma anche unici spettatori.
E Balançoire? La linea, leggerissima, mi ricorda un po’ l’oriente.
Devi sapere che spesso l’ispirazione mi viene da oggetti che vedo, di varia natura, che poi traduco in altro. In questo caso avevo visto in effetti delle opere d’arte che mi erano piaciute per la loro linea. Si trattava di pezzi molto piccoli, come delle mini-altalene in legno, grandi quanto una gruccia, sulle quali erano poggiati dei piccolissimi omini scolpiti nel legno. Li ho fotografati pensando «sono geniali, adoro la linea». E da li è nato il progetto di Balançoire. Adoro le linee orientali, quindi forse inconsciamente anche quelle anno giocato nel dare vita al risultato.
Prossimi progetti? Sul lato arredamento mi hai detto che stai già lavorando a nuovi pezzi per il 2016. E per quanto riguarda la moda?
Moda… Ho difficoltà a definire le mie borse “moda”. Comunque a settembre usciranno altri modelli. Per il design come già sai sto lavorando ad altri progetti. À suivre… comme on dit chez nous.