Le “ricette” per curare il temuto blocco dello scrittore sono tante quante quelle per far passare il singhiozzo. E come per il singhiozzo non ce n’è una scientifica, perfetta, garantita.
C’è a chi basta passeggiare in solitaria, chi preferisce cercare l’ispirazione sul fondo della bottiglia, chi salpa verso la sua isola deserta (reale o immaginaria), chi ascolta le conversazioni degli estranei sull’autobus e appunta sul taccuino. Chi poi ricorre alla musica, chi ai fiori di Bach, al sesso, ai tarocchi — magari nel tentativo di replicare un capolavoro come Il castello dei destini incrociati di Calvino.
Sulle carte si basa pure il metodo ideato da John August, sceneggiatore e regista americano che è solito lavorare con Tim Burton, per cui ha scritto le sceneggiature di Big Fish, La sposa cadavere, La fabbrica di cioccolato e Frankenweenie, oltre al soggetto di Dark Shadows.
Utilizzando la sua esperienza sul campo, August ha concepito un mazzo di 26 “carte d’emergenza” per lo scrittore vittima del blocco, suggerendo svariate via d’uscita, illustrate dai disegni di Ryan Nelson e accompagnate da altrettante carte con consigli più dettagliati.
Il progetto inizialmente era nato come applicazione per iPad o iPhone, da utilizzare come una classica 8 ball, la palla che scuoti e ti dà “suggerimenti” sul futuro e le azioni da intraprendere, ma poi August ha preferito orientarsi sulle carte, utilizzando tra l’altro un’estetica ispirata alle copertine dei romanzi pulp degli anni ’50.
Il Writer Emergency Pack attualmente è in fase di raccolta fondi su Kickstarter, dove ha già racimolato oltre otto volte il budget necessario — segno che là fuori il blocco dello scrittore è una patologia seria e diffusa.
Ovviamente, se manca il talento, non sarà un mazzo (ma farselo, il mazzo, aiuta sempre) a salvarti. E in ogni caso consiglio un ben più efficace — almeno secondo me — giretto di piacere dentro a un libro come Novelle fatte a macchina di Gianni Rodari, dove il grande autore introduce ciascuno dei racconti raccolti, pubblicati originariamente sul quotidiano Paese Sera nei primi anni settanta, con un’esaustiva spiegazione del procedimento creativo utilizzato.