Tutti i morti ammazzati di Shakespeare

Il mio prof. d’inglese del liceo, pur se del tutto anaffettivo, pur indossando per tutta la durata delle lezioni un paio di occhiali da sole accompagnati da un misterioso e perenne rossore del volto, pur se fissando spesso un punto indefinito in fondo a l’aula ridendo tra sé e sé delle sue battutine stile british, riusciva a farti amare Shakespeare come pochi altri.

Si portava il suo registratore e ti faceva ascoltare un Marlon Brando, registrato dalla sua videocassetta in lingua originale, che intesseva nelle vesti (o, meglio, nella tunica) di Marco Antonio il suo abilissimo monologo sul testamento di Cesare (per chi non lo conoscesse si tratta di questo capolavoro qua) e intanto lui, il prof., capivi che lo stava recitando dentro di sé, sognando un palcoscenico invece di quella cattedra, un pubblico vero invece di quei venti ragazzini a bocca aperta che cercavano di afferrare almeno un minimo movimento oculare dietro a quei suoi occhiali scuri.

E Re Lear… Quante volte ripeteva «Cordelia, Cordelia, lo capite qui che è lei l’unica che lo amava e invece…».
E quando faceva la vocina delle tre streghe di Macbeth e in fondo in fondo lo sapevi che quando toccava a te andare a leggere alla lavagna l’avresti reso un uomo felice se almeno ci avessi provato a interpretare davvero i personaggi invece di lanciarti nell’adolescenziale balbettio monocorde, inciampando in ogni th, arrotando malamente ogni r, dimenticandoti di allungare le ee.

E le morti. Adorava le morti. Dietro a quella maschera di rossore+occhiali che nascondevano ogni moto dell’animo, glielo leggevi comunque in faccia che ogni coltellata, ogni imboscata, ogni piano diabolico per avvelenare qualcuno, per lui erano le prove della grandezza di Shakespeare.
Per questo sono certo che un’infografica del genere, con tutti i morti delle tragedie del Grande Bardo, uscita un paio di anni fa (l’ha realizzata un’altra scespiriana hardcore) ma rimbalzata tra siti e social network anche negli ultimi giorni (forse in preparazione delle idi di marzo prossime venture?), al mio prof. sarebbe piaciuta da matti: ce l’avrebbe mostrata in classe, addirittura fotocopiata, e con un risolino avrebbe iniziato a leggere, sottolineando la causa di morte: «Mercutio is stabbed, Tybalt is stabbed…».

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