Issues | mono.kultur #35 Marina Abramović

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Negli anni la piccola rivista tedesca mono.kultur è riuscita a ritagliarsi un discreto seguito di appassionati, curiosi di vedere di numero in numero lo splendido lavoro di una realtà editoriale capace di stravolgere formati, carta e impaginazione in base ai personaggi a cui vengono dedicate le preziose e allo stesso tempo estremamente informali monografie—personaggi sempre di altissimo livello e tutti provenienti da campi molto differenti all’interno del mondo della cultura, da Kim Gordon a Maurizio Cattelan, da David Lachapelle a Miranda July, da Dries Van Noten ad Ai Weiwei, Chris Ware, Dave Eggers, Brian Eno…

Ma oltre allo zoccolo duro di coloro che vivono una vera e propria ossessione per l’editoria indipendente, proprio in virtù dell’eclettismo delle sue pubblicazioni, mono.kultur riesce ad attirare a sé anche un fetta di clienti “di passaggio”, interessati a un singolo numero e al personaggio che in quel numero si racconta e viene raccontato, anche perché tra i grandi meriti della rivista c’è quello di coinvolgere direttamente l’artista in questione ben oltre la solita intervista, discutendo assieme a lui/lei l’impostazione grafica della monografia, quando non addirittura l’intero concept (cito sempre uno dei miei numeri preferiti, quello su Sissel Tolaas, naso di fama mondiale che per il volumetto di mono.kultur a lei dedicato inventò degli odori e li fece “stampare“—sì, si possono stampare gli odori—sulla carta del magazine), attingendo all’archivio personale e tirandone spesso fuori documenti inediti, di fatto realizzando assieme all’ospite una piccola opera d’arte in edizione limitata.

Nell’ultimo numero, dedicato alla più celebre delle performance artist—mi riferisco ovviamente a Marina Abramović, di questi tempi alle prese con la realizzazione del suo Marina Abramović Institute, che probabilmente vedrà la luce nel 2015—l’artista ha intavolato una conversazione aperta con quelli di mono.kultur, conversazione che poi è finita su carta diventando una sorta di punto d’incontro tra il resoconto di una performance che non è mai esistita, un manuale d’arte contemporanea, un’opera di sperimentazione grafica e un flusso di coscienza messo su carta.

Il volume costa appena 5€—e il mio consiglio è di non lasciarsene sfuggire nemmeno uno, a prescindere dall’artista coinvolto—e puoi acquistarlo qui.

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