7am | Luigi Bicco

7 opere e 7 domande, alle 7 di mattina, ad illustratori che si svegliano presto o non sono ancora andati a dormire.
Oggi è la volta di Luigi Bicco.

Ciao Luigi, di dove sei, quanti anni hai e da quanto fai l’illustratore?
Sono nato a Napoli e ho vissuto lì fino a 22 anni. Mi sono poi trasferito a Torino dove vivo ormai da quattordici anni. Dallo stesso periodo lavoro come art in un’agenzia di pubblicità.
La mia carriera in solitaria come illustratore è nata quasi per una questione fisiologica quando ero bambino, ma ufficialmente è cominciata nel 2004 o giù di lì, come illustratore alle cover della Minimum Fax.

Matita o penna grafica?
È lo stesso. Non ho mai fatto differenza tra i mezzi. Che si tratti di una matita o di una tavoletta grafica, rimangono esattamente quello che sono: dei mezzi. E dietro i mezzi ci sono sempre e solo le “mani” e la “testa”.
Lavoro prima di tutto in vettoriale ma disegno anche a mano. Non mi sono mai precluso nessuna tecnica e ho cercato sempre di sperimentare il più possibile. Se non l’avessi fatto, mi sarei annoiato a morte.

Cosa fai quando non disegni?
Quello che fa la maggior parte delle persone. Lavoro, curo la mia famiglia al meglio delle possibilità, ascolto tantissima musica (curo anche un blog dove propongo l’ascolto di alcuni dischi, soprattutto musica jazz ed elettronica).
Sono un lettore duro e puro. Leggo parecchio, libri e fumetti. I fumetti, in particolare, sono una passione che dura ormai da trent’anni. E mi piace anche scrivere storie. A tutti dovrebbe piacere scrivere storie. Per il resto non avanza molto tempo, purtroppo. Vedo molti meno film di un tempo, ad esempio.

Cosa c’è sulla tua scrivania?
La mia scrivania da illustratore è quella di casa. Quella è avvolta da una libreria abbastanza imponente piena di carta e ammennicoli vari. Su quella del lavoro sono costantemente minacciato dalle statuette di Marvin l’androide paranoide di Guida Galattica e di un Alien di Giger.
Su entrambe le scrivanie c’è un cubo di rubik perennemente da risolvere.

Un disegno pesa quanto…
Un disegno NON pesa. L’unico peso da sentire è quello della mano sul foglio. Disegnare non è un peso, è uno sfogo, è espressione.
Il momento in cui ti siedi alla scrivania e poggi la punta della matita su un foglio bianco, va (o dovrebbe andare) al di là del piano materiale. È un momento di contatto con se stessi tra i più intimi.

Un libro di cui vorresti illustrare la copertina e un film di cui vorresti fare il poster.
Mi piacerebbe lavorare a tutte le copertine di libri del mondo. Ma se proprio dovessi scegliere, probabilmente opterei per un grande classico della fantascienza (un Heinlein o un Dick) o per un’opera qualsiasi di Arto Paasilinna o di Kurt Vonnegut. Ma proverei grandissimo piacere anche lavorando su Douglas Adams.
Poster cinematografici? Se i Monty Python fossero ancora in attività, sognerei di lavorare per loro a qualsiasi progetto. Al posto loro, un film di David Lynch, dei fratelli Coen o di Jim Jarmusch. Decidano loro.

Un illustratore o un’illustratrice  che mi consiglieresti?
Sul mio blog, sotto l’etichetta illustrazione sono già raccolti più di un centinaio di illustratori dal mondo. Mi riesce difficile citarne uno solo. La passione è talmente forte da guardare continuamente fuori dalla finestra.
E anche l’Italia è zeppa di talenti tra quelli di spicco è già noti anche all’estero e le giovani promesse.
Tra quelli più attivi e di riferimento mi viene da citare almeno Emiliano Ponzi, Marco “Goran” Romano, Riccardo Guasco, Lorenzo “LRNZ” Ceccotti, Antonello Silverini e Francesco Poroli.

Un messaggio

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