Bandito ogni tentativo di circoscrivere l’Arte: musica, design, moda… In occasione del Salone del Mobile, Elita Festival propone innumerevoli iniziative tra cui districarsi durante la Design Week. Ecco il risultato di un’illuminante chiacchierata con Vittoria Pellegrini, ventottenne che si occupa di booking e production nella crew di Elita.
Liceo classico, laurea triennale in turismo sociologia e un bel master in events organization: una preparazione accademica ad hoc. Frutto d’interessi venuti nel tempo o è la tua aspirazione da sempre?
La passione per la musica c’è sempre stata ma ai tempi del liceo e poi dell’università mai avrei pensato di ritrovarmi dove sono. La laurea con tesi sull’organizzazione di eventi culturali come strumento per lo sviluppo territoriale prima e il master in organizzazione di eventi culturali poi sono stati la spinta a unire gli studi alla mia passione per la musica.
Da non avere idea di quello che avrei fatto in futuro sono passata a una fase di determinazione estrema. Ai tempi dell’università il tempo libero era dedicato all’ascolto e acquisto continuo di dischi, al djing nella mia stanza, al clubbing anche in solitaria da una parte all’altra di Italia e quando mi era possibile a Londra e in Germania, ai concerti e ai festival. A un certo punto decisi che dopo anni di sacrifici sui libri avrei dovuto aspirare a fare un lavoro dinamico, stimolante, legato a quella passione che tuttora occupa oltre la metà della mia vita: la musica. Non mi importava da che punto fossi partita e quanta gavetta avrei dovuto fare, né l’aspetto economico.
Avevo le idee molto chiare, tanto che scelsi il master in base a una delle possibilità di stage ad esso legate. Contattai di persona la fondazione Arezzo Wave o meglio Dino Lupelli (il project manager e art director della sezione elettronica di Arezzo Wave) e cominciai così con Elettrowave festival.
Dalla teoria alla pratica. Prime esperienze: traumi? Aneddoti?
Devo dire la verità, lo stage si è rivelato fin da subito un lavoro molto operativo; non ho fatto fotocopie o portato caffè, piuttosto pian piano mi sono state affidate responsabilità e lavori che mi invogliavano ancora di più a fare bene.
L’approccio molto pratico un po’ mi ha spiazzata all’inizio, arrivavo da anni di studi su libri e poche esperienze lavorative. La struttura era piccola e i mezzi pure quindi per i primi anni mi sono ritrovata a fare molte cose (le più svariate), dalla spedizione di grandi quantità di materiale di comunicazione ai primi approcci con la costruzione del budget di un evento complesso. La mole di lavoro mi ha imposto fin da subito una forte organizzazione del lavoro e precisione nel gestire le cose.
Ripensandoci quest’esperienza è stata oro perché ho potuto avvicinarmi da subito ai vari aspetti dell’organizzazione che normalmente in un’agenzia o comunque in una struttura grande e consolidata sono assegnati a reparti ben definiti e separati (Siae, Enpals, segreteria organizzativa, logistica, web e social network, logistica etc..).
Gli aspetti più particolari della mia prima esperienza sono stati il trovarmi da un momento all’altro dall’altra parte del palco nello stesso evento a cui fino all’anno prima partecipavo come pubblico e l’organizzare e seguire nei club italiani (in cui sono sempre andata a ballare) le selezioni di Elettrowave Challenge (il concorso di Elettrowave per djs, vjs e progetti audio/video che attraverso una serie di selezioni nei migliori club italiani decretava i migliori artisti che avrebbero poi fatto parte del cartellone della successiva edizione del festival).
L’incontro con Elita?
Elita fino a quattro anni fa era soltanto Elita festival, uno dei progetti che Dino seguiva contemporaneamente a Elettrowave ma all’epoca, quando cominciai lo stage, era ancora agli inizi, esisteva da appena due anni e non era cosi strutturato e sviluppato come lo è oggi.
Soprattutto fino a quattro anni fa non esistevano gli eventi che normalmente produciamo durante tutto l’arco dell’anno oltre al festival. A differenza dell’esperienza con Elettrowave, che ha avuto fine dopo tre anni, il lavoro con Elita è rimasto e posso dire di essere cresciuta professionalmente con il festival e con le altre attività dell’associazione (adesso diventata company).
Se prima la produzione degli eventi del festival era limitata e principalmente fatta di coproduzioni con altre realtà milanesi, da quando ci siamo insediati al Teatro Parenti abbiamo cominciato a produrre concerti e party avvalendoci ogni anno di uno staff sempre più completo, organizzato e autosufficiente. Le fasi sono state graduali e avendole vissute tutte da vicino posso confermare che la crescita é avvenuta in modo progressivo passando anche da eventi forse a volte azzardati, che hanno faticato ad esistere, ma che comunque sono serviti per mantenere l’identità e la creatività nel gruppo.
Ho visto la struttura crescere e consolidarsi in quanto a giro di lavoro, personale, quantità e qualità degli eventi e dei contenuti. Il risultato del festival e delle attività di quest’anno, se penso a quello che facevamo fino a pochi anni fa, è impressionante. Merito della passione, perseveranza e in certi casi follia di Dino e degli altri soci.
Elita non si ferma con la Settimana Del Mobile: Sunday Park, Believers, format tv, Special Events con i vostri partners e vari altri. Ce ne dai una descrizione?
Si tratta di appuntamenti diversi tra loro nati negli ultimi anni per svariati motivi.
Ad esempio Sunday Park. Ricordo la fatica e i numerosi incontri con gli altri colleghi per partorire e dare forma a questo evento complesso che ha subito nel tempo varie modifiche e aggiustamenti. L’idea di base era quella di offrire al pubblico milanese un appuntamento domenicale alternativo vista la carenza di attività in quel giorno della settimana. Avevamo a disposizione il teatro Parenti e l’idea di ricreare una piazza al coperto, luogo d’incontro per un pubblico di tutte le età, con proposte svariate—dal mercatino alle performance teatrali e musicali, ai workshop, al brunch, alle attività per i bambini—ci ha portati a proseguire in quella direzione.
Riguardo tutti gli altri eventi che curiamo e produciamo: si tratta sempre di appuntamenti speciali, particolari, non fatti per caso e molto spesso ci avvaliamo della collaborazione di partner sul territorio che da sempre fanno parte del nostro network (i migliori e storici club e crew di Milano).
http://www.youtube.com/watch?v=CqcaDi29zyc
Si parla di 150.000 persone coinvolte nei vostri eventi stagionali: c’è una sostanziale differenza di quote dal pre- al post-boom di Facebook e simili?
Facebook e social network hanno evidentemente fatto la loro parte e continuano ad essere uno strumento importante per raggiungere il pubblico ma personalmente penso che gran parte del lavoro di fidelizzazione ci sia stato negli anni in seguito all identificazione di un marchio ben definito, di attività continue e mirate.
Il pubblico ormai riconosce quello che Elita propone. Il Sunday Park e il festival sono stati e sono i principali eventi attraverso cui fidelizziamo e accogliamo nuovo pubblico. Il tesseramento a Elita club degli ultimi due anni ha inoltre permesso di aumentare in modo esponenziale i contatti della nostra newsletter e numerose collaborazioni con magazine e canali di comunicazione a livello nazionale hanno contribuito ad accrescere il bacino d’utenza.
WECROSSOVER, uno slogan calzante. L’idea è quella di un filo conduttore tra le forme d’arte proposte alla Design Week: qual è secondo te, questo legame?
A mio parere la freschezza e particolarità delle proposte deve essere alla base, poi per quello che concerne il mio ambito l’idea è quella di offrire, a livello musicale, nuove sonorità diverse tra loro: dall’indie, all’elettronica, alla techno all’house alla disco all’hip hop al pop in contesti particolari come quello del Teatro Parenti. Tutto ciò senza alcun pregiudizio ma cercando piuttosto di proporre tutto quello che di buono il panorama musicale contemporaneo offre (ovviamente nei limiti della fattibilità visto che il periodo del salone del mobile ha da sempre delle criticità a partire dai costi legati alla logistica alla disponibilità degli artisti).
Da universitaria mi guardo attorno e vedo molta demoralizzazione. L’impressione che il criterio del “trovarsi al posto giusto al momento giusto” valga più di tutto il resto si fa più forte col tempo. Pareri?
Hai perfettamente ragione. Inutile soffermarsi sul perché e sulla situazione che sta attraversando l’Italia ma quello che mi sento di dire è che forse ci vorrebbe più determinazione e convinzione da parte dei ragazzi che escono dalle università. Io ho iniziato senza sapere quali sarebbero stati i miei guadagni e che cosa mi sarebbe successo in futuro, visto che non mi stavo approcciando al classico posto fisso, ma quello che è certo è che sono partita da un obiettivo chiaro, ho preso i contatti in prima persona e mi sono data da fare.
Inutile dire che la famiglia e lo stesso Dino hanno contribuito a sostenermi anche davanti alle difficoltà. Se ripenso a molti miei compagni ricordo che il tema dominante era: «non so cosa fare, non ho idea di quello che voglio fare».
Credo che alla base di tutto ci debba essere passione, determinazione e pazienza. Tutti ora vogliono tutto e subito senza voler fare alcuna fatica. Io non sono arrivata e ho ancora milioni di cose da imparare e da fare prima di ritenermi soddisfatta, e questi tre aspetti sono alla base del mio lavoro quotidiano. E poi forse (e mi ci metto dentro) dovremmo rischiare tutti un po’ di più..
Lavori in un ambiente che fa gola alla maggior parte dei ragazzi di oggi, il desiderio di diventare organizzatori di eventi è forse pure inflazionato. Con la tua esperienza, che consiglio daresti?
Di valutare bene prima i propri intenti tenendo conto che organizzare eventi non è sinonimo di fare festa o di raggiungere chissà quale status. E’ un lavoro complesso che chiede grande dedizione, precisione, organizzazione e impegno quotidiano che spesso va oltre il classico orario lavorativo (compresi sabati e domeniche). Significa a volte il non avere nemmeno il tempo di vedere quello che accade dall’altra parte del palco dove il pubblico si diverte o balla… A volte mi è capitato di vedere quello che è successo ad eventi a cui ho lavorato solo i giorni successivi, in fotografia o nei video!
Foto di ©Maddalena Arosio