#Fotosociality | Witty Kiwi

Ultima tappa del progetto #Fotosociality al Fuorisalone, ancora negli spazi di Fuori Micro—festival che promuove l’editoria indipendente e l’autoproduzione—e ancora per parlare di un progetto legato alla fotografia. Questa volta si tratta di Witty Kiwi, nuovissima realtà dedicata alla microeditoria e alla fotografia emergente.
Nonostante il nome esotico si tratta di un progetto tutto italiano, fondato a Napoli da Tommaso Parrillo che, mi spiega, «il nome è nato quasi per caso dall’ammirazione per l’unico uccello senza ali, il Kiwi [il nome scientifico è Apteryx e, in greco, significa proprio senza ali, ndr], anche se in realtà le ha, appena dei moncherini, nascosti sotto alle piume. A Kiwi ho poi stato aggiunto, per assonanza, Witty, cioè arguto».

Tommaso ha deciso di buttarsi sull’autoproduzione per dare una dimensione “materiale” ai suoi progetti fotografici ma, lanciata appena quattro mesi fa—nel dicembre del 2012—finora Witty Kiwi ha prodotto quattro volumi, ciascuno differente dall’altro per formato, impaginazione e carta.
Il primo libro è proprio di Tommaso, che ha realizzato una reportage (poLand) sul dualismo cemento/natura, focalizzato sull’architettura d’impronta sovietica di cui è ancora possibile trovare molte tracce in Polonia.

Il più interessante, sia dal punto di vista del progetto fotografico che per l’aspetto estetico/materiale dell’oggetto libro, è Il doppio di sé, di Michela Fabbrocino, una documentazione sui bambini fotografati prima e durante il carnevale, dunque in veste prima di loro stessi e poi addobbati a rappresentazione del loro immaginario (o di quello dei loro genitori). Il libretto, disponibile in sole 25 copie, ha pure una “bambinesca” copertina 3D.

Oltre ai due lavori “solisti” ci sono anche un’opera collettiva—“Back” and White, basata sull’uso del bianco e nero, dove tra l’altro appaiono anche due vecchie conoscenze di Frizzifrizzi, come Guido Gazzilli e Pietro Firrincieli—ed una a quattro mani, Cultus Mortuorum, un’opera sul culto dei morti a Napoli, firmato come nap-less, che è poi il nome che Tommaso Parrillo e Michela Fabbrocino usano quando lavorano assieme, giocando sulla pronuncia inglese di Napoli e sul significato—senza pisolino (nap)ché quando ci si autoproduce ma si deve comunque continuare a fare altri lavori per pagare le bollette, di tempo per dormire di certo non ce n’è…

Questo post fa parte di Fotosociality, progetto lanciato da Samsung per promuovere la sua fotocamera “social” Galaxy Camera, con la quale sono state scattate tutte le foto dell’articolo.

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