Guerrilla Knitting!

Il knitting, come il far parte di un club del libro o l’hobby dell’entomologia, è una di quelle attività praticate da gente insospettabile. Per esempio da me. Mi ci vedo in versione Mr. Hyde coi ferri o l’uncinetto a dar di dritto e rovescio nottetempo, a lume di lampada, un vecchio disco che gracchia, gli occhiali da lettura abbassati sul naso, lo scialle sulle spalle per non prender freddo, le babbucce con la testa di orso grizzly, la mente immersa in loop numerici o evaporante verso l’assoluto del non-pensiero.

Ma non fa per me. Lo pensava pure mia nonna, che ci ha anche provato una volta a darmi in mano i ferri prima di arrendersi all’evidenza: con la manualità che ho, la tendenza alla distrazione, l’incapacità totale nel visualizzare figure astratte, l’irrequietezza di chi non riesce a sedersi e far la stessa cosa per più di un quarto d’ora, non fa proprio per me il fare a maglia – non si chiamava mica knitting, allora, ma già le nonne si premuravano di iniziare a questa sferruzzante arte future generazioni di post-qualcosa, senza discriminazioni di genere, quasi lo sapessero le sagge vecchiettine che nel mondo nuovo del duemilaecc. la stabilità mentale sarebbe stata merce rara e di attività ascetiche e al contempo produttive (a che serve uno che fa yoga? Mica riesce a farti una sciarpa meditando o snodandosi le anche? avrebbe sentenziato la nonnetta) sa il diavolo se ce ne sarebbe stato un gran bisogno!

Ed è per questo che, imbranato ma volenteroso, mi sono prestato volentieri a far da semplice aiutante per una due giorni di bombardamento a base di fili colorati (fornita da uno sponsor tecnico come Lanar), uncinetti impazziti e intrecci complicati per le strade di Bologna, durante la Guerrilla Knitting organizzata lo scorso week-end da Aubergine Factory (verdurosa propaggine delle sempre splendide e iperattive Funky Mamas) per A Little Market Italia, sito di e-commerce ad alto tasso di artigianalità, che contemporaneamente proprio a Bologna partecipava alla fiera Il Mondo Creativo.

Messa tra parentesi la veste ufficiale (Frizzifrizzi era media-partner dell’evento) mi sono messo a strecciare fili, a far da rete umana durante monumentali arrampicate, a sorvegliare punkabbestia barcollanti e soprattutto ad ammirare due artiste al lavoro: Elisabetta Ardu aka “gli Intrecci di Fusilla” ed Elena Abis, entrambe alle prese con l’arduo compito di strappare un sorriso vecchio stile (conosciuto pure col nome di sorriso che viene dal cuore) ai bolognesi che, da gente di città abituata a vandalismi, fregature, tensioni per cose pur banali come un posto a sedere in autobus, non hanno certo l’animo allenato per sciogliersi in entusiasmi e celebrazioni verso chi – con ingegno e con fatica – prova ad abbellire un angolo del centro.

Eppure Elisabetta ed Elena, da Sassari con fervore, sono riuscite nell’impresa, realizzando tre azioni in altrettanti luoghi ed attirando l’attenzione di tantissimi curiosi, dai turisti che passavano a sbirciare l’inaspettato canale dall’iconica finestrella di via Piella (Bologna, di solito lo scopri per caso, è costruita sui canali), per l’occasione (tra)vestita come l’accogliente finestra di una casetta d’altri tempi, ai punkabbestia fissati col nastro isolante che si lasciavano andare in rauchi consigli durante l’installazione del patchwork geometrico su una poco collaborativa colonna di via Verdi, fino al traffico umano del sabato sera, rapito dall’improvvisa comparsa dei finimenti sul cavallo della Scalinata del Pincio, sotto alla Montagnola, e della trasformazione della ninfa, lì accanto, in sirena.

Durante i lavori, oltre ad estemporanei corsi di finger-knitting (mi piacerebbe, ma sarei imbranato pure per quello), c’è chi si è fermato a chiedere il perché e il percome, chi ha scattato interi servizi fotografici, chi ha tirato fuori dalla borsa il suo uncinetto è si è messa ad aiutare le ragazze. Mentre io, uomo da scrivania, mi sono divertito come un pazzo a passare all’azione, trovando la mia dimensione arrampicato sulle statue, la macchina fotografica al collo per scatti ravvicinati, l’iPhone in mano per twittare in scalata, il pensiero a mia nonna e alle sue lezioni di knitting. Pardon: di lavori ai ferri.

foto Ethel Margutti e Simone Sbarbati

co-fondatore e direttore
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