Converse Pro Leather Suede

Creare un modello di scarpe di successo nel ’76 – le Pro Leather Suede – e poi rilanciarle nel 2012, aggiornate nei materiali e nelle lavorazioni, associandole ad un’iniziativa che cita il Grande Fratello di Orwell e gioca sul concetto di sorveglianza, di privacy, nonché della consapevolezza e della volontà, da parte di alcuni, di usare l’occhio della telecamera nascosta per arrivare a qualcos’altro: gloria e orgoglio campanilistico, nel caso del progetto Converse PRO Streets; soldi facili e fama raramente meritata nel caso dei reality che siamo abituati a vedere in tv.

In pratica negli anni ’70 quelli dell’ufficio stile Converse – gente che andava a lavorare coi basettoni e camicie striminzite con stampe assurde – non lo sapevano ancora, ma avevano tra le mani il potenziale soggetto per un romanzo distopico. Né potevano sapere che tu, ora che le trovi nei negozi, potresti partire proprio da un paio di sneakers per innescare altri cortocircuiti temporali tra realtà e finzione (nel qual caso ricorda sempre una delle regole d’oro di Emmet ‘Doc’ Brown: «non parlare con nessuno, non toccare niente, non fare niente, non fare niente con nessuno e cerca di non guardare niente». Aggiungo: non sposare tua madre…).

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