Il museo delle sigarette

Non so perché ma la minaccia dell’UE di anonimizzare le sigarette, rendendole identiche per sapore ed estetica, con pacchetti tutti uguali – color oliva e pieni di minacce – nascosti nei retrobottega ed il divieto di esporli in pubblico, la vedo in qualche modo collegata con il rischio di non vedere trasmessa in Italia la quinta stagione di Mad Man. Stagione che forse non andrà in onda non per via del gran numero di sigarette fumanti per ciascun episodio del serial ma perché, dicono, il pubblico italiano non apprezza (forse perché chi ha un minimo di gusto e curiosità in tema di serie tv se le guarda in streaming, sottotitolate, prima che la mannaia dell’italico doppiaggio distrugga ogni residuo di profondità nei personaggi?).

In entrambi i casi l’entità superiore – Unione Europea da un lato, network televisivi dall’altro – considerano i cittadini (e il pubblico) dei bambini incoscienti privi di libero arbitrio, incapaci di prendere da soli una decisione (sacrosanta e lungimirante, per sé e per la società in cui si vive: smettere di fumare), bisognosi di essere imboccati e coccolati (con il doppiaggio, che raddoppia l’ignavia che già di per sé la tv regala a piene mani ai suoi spettatori).

Se e quando decideranno di farmi sentire come un pornomane che s’infila dietro le equivoche tendine del tabaccaio di fiducia – magari dopo aver recitato la parola d’ordine, Don Draper – per un pacchetto senza nome, mi consolerò con The Museum of Cigarette Packaging, sito tedesco che raccoglie l’enorme collezione di Igor Sergeev, moscovita che raccoglie e conserva pacchetti di sigarette dal lontano 1976 ed ha raggiunto l’invidiabile cifra di 41269 esemplari.
Fumatore o meno, devi ammettere che c’è di che spassarsela in quanto a design.

Igor – che immagino non le abbia fumate tutte, la media sarebbe di più di 60 al giorno – in realtà ha anche un suo sito che però è pensato per collezionisti come lui, interessati a nomi e date più che alle immagini dei pacchetti, dunque scomodo da navigare per i comuni mortali (precocemente mortali, nel caso di noi fumatori), però ottimo per curiosare tra esemplari divisi per marchi (con una netta prevalenza di Camel: ben 834 pezzi) e per Paesi (compresa l’Italia, dove trovi pure delle rarità come le Aurora, le Alfa, le Corleone De Luxe…).

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co-fondatore e direttore
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    1. D'accordissimo sul fatto che smettere (o meglio ancora non iniziare mai) sia il miglior regalo che si possa fare a sé stessi però sono pure consapevole (parla uno che ha smesso per due anni e poi ha ricominciato ed ora passa da tabacco sfuso a pipa in base al tempo a disposizione) che c'è un momento giusto per farlo. E questo momento non è uno qualsiasi: scatta improvviso, come un interruttore che s'accende (o meglio, si spegne) o bisogna costruirselo pian piano.
      Resta il fatto che i pacchetti di sigarette o le scatole di tabacco per pipa siano (ed erano soprattutto in passato) dei medium di ottimo graphic design, oltre che di morte.

      E resta soprattutto il fatto che stai usando la debolezza di qualcuno per vendere un prodotto, su un sito altrui, facendoti pubblicità in modo subdolo e questo è ben peggio di qualsiasi buona fumata dopo pranzo.

  1. Vorrei poter datare, almeno approssimativamente, gli esemplari della mia collezione di pacchetti di sigarette, ma fatico ad orizzontarmi nei differenti marchi apparsi negli anni del dopoguerra (aquila, leone, caravella, stemma della Repubblica ecc..) Qualcuno può darmi uno schema dei vari cambiamenti negli anni? Grazie

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