Lettere mute (e invisibili)

Nel mio dialetto, tra i pochi ad avere l’onore di iniziare con una j(esino), la gl praticamente non esiste, sostituita appunto dalla i lunga.
«Mia moje si draia sulla paja e si toje la maja ma poi arriva una quaja a disturbar l’amoroso parapija».

Ma di lettere effettivamente mute, a parte la H (già ampiamente esplorata da Maurizio Ceccato in uno splendido libro), l’italiano non ne à (sì, si può scrivere pure così: io ò, tu ài, egli à, essi ànno) e neppure il mio dialetto.
In lingue come l’inglese o il francese invece gli esempi sono innumerevoli e Silenc, progetto di due studenti del Copenhagen Institute of Interaction Design si basa proprio sulle lettere mute.

Si tratta di un libro diviso in tre parti: nella prima i testi (in danese e, appunto, inglese e francese) sono stampati completi, con le lettere mute evidenziate in rosso. Basta poi un semplice filtro realizzato con una gelatina scarlatta per fare “la magia”.

Nella seconda le lettere mute sono state tolte. L’effetto è evidentemente surreale.

L’ultima parte, infine, raccoglie le sole mute, in un rosso ed incomprensibile elenco di vocali, consonanti e gruppi di lettere.

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