Teenage Drama, un pizzico di dandyness, una spolverata di nerditudine: intervista doppia ai Summer Camp

INTERVISTA SPETTINATA

È difficile, per chi sia riuscito ad attraversare indenne i discutibili anni Ottanta, avere oggi il coraggio di voltarsi indietro per fronteggiare a testa alta le permanenti impazzite, i colori fluò, i temibili pantaloni a vita ascellare con risvoltino, per non parlare delle invincibili spalline. Ma a volte fa bene. Perché così capisci che il tuo incubo adolescenziale, oggi, può diventare il sogno di fuga di una nuova generazione. E sto parlando dei Summer Camp. Sarà per questo che questa intervista ha una storia strana, nasce al contrario e procede a puntate.

Era una notte buia e tempestosa: notte di un concerto al Covo del novembre scorso, un gap spazio/tempo che finisce direttamente su uno dei sedili della DeLorean di “Ritorno al Futuro”, complice la mia vicina che saltella a ritmo, come Sabrina Salerno con scaldamuscoli fucsia e tutto il resto.
Il primo passo: l’innamoramento impulsivo davanti ad un raro caso di autentica “Spudoratezza Nerd” – concentrata nella combo “camicia a stampa improbabile + montatura degli occhiali”. Jeremy Warmsley, il chitarrista, ne fa un mix così perfetto da rendere impossibile non sceglierlo come idolo erotico della serata. (Rabbrividendo però nel ricordo che la stessa montatura afflisse irreparabilmente la mia infanzia da bambina quattrocchi, e se oggi Jeremy può concedersi il lusso di sceglierla, questo è un deciso monito di come io appartenga già al reparto naftalina del vintage).
Seguono: due chiacchiere davanti al merchandising e la rituale firma sul cd. La bellezza dell’estemporaneo per chi non è sempre up-to-date. Ammetto la mia colpa: sono andata al concerto dei Summer Camp senza sapere bene cosa stessi facendo.

Better off without you

Infine l’oggi, alla vigilia delle nuove tappe italiane della band: 28 marzo all’Astoria di Torino, 29 marzo al Pop Corn di Marghera e 30 marzo alla Salumeria della Musica di Milano.
Come abitudine, mi interessano le ispirazioni: quali sono i sentieri tortuosi che porterebbero ad eleggere gli ‘80 come Epoca d’Oro (insieme ai ‘50 e ai ’70, ci confessano, ma già lo sapevamo). E non mi basta una canzone, voglio il perché dell’intero album Welcome to Condale. Che non è altro che la traduzione in brani di un insieme di storie ispirate ai film di John Hughes, il regista-padre di molto del cinema adolescenziale di quel decennio.

Difficile capire dove comincia Elisabeth e dove finisce Jeremy, le idee pare che le seminino e le coltivino insieme come un orticello comune.
Sapendo dell’ambizione di Elisabeth di scrivere la sceneggiatura di un “teenage drama”, è probabile che ci sia il suo zampino in questa ragnatela. E sicuramente è così. La sicurezza delle parole chiave di sempre, ammette lei: “geeks” (e chi lo avrebbe mai detto?), “love”, “heartbreak” e “redemption”. Squadra che vince non si cambia. Ma la sorpresa arriva sull’ipotetica protagonista scelta per il grande schermo: Maude Apatow. Giovane attrice vista in “Molto incinta”, ad esempio. Ovvio che Elisabeth sa qualcosa che io non so.

Ma che cos’altro piace ai Summer Camp oltre ad essere i Summer Camp?

Jeremy è anche solista e produttore, lei giornalista e attrice. Va bene. Poi? Che domande: la TV americana, che pare in un momento magico, secondo loro, ma anche i libri sugli anni ’20 e certe “graphic novels”, come quelle di Posy Simmons per The Guardian. (La stessa Posy Simmonds la cui “Tamara Drewe” è stata di recente portata sul grande schermo da Stephen Frears. E il serpente cosmico torna a mordersi la coda). La nerditudine di Jeremy poi ricompare prepotente nel citare Alan Moore, autore di cose tipo come “V for vendetta”, ma anche “Watchmen” e “From Hell”. E anche qui non si scappa. Esiste ancora qualcosa che Hollywood non abbia divorato?
Va bene, mi arrendo.

E le vostre icone?

Non avrei mai detto che Jeremy fosse tipo da David Bowie, ma in effetti non è poi così estraneo ad una certa “aura dandy” (anzi, mi correggo, non lo è per niente). Mentre Elisabeth preferisce Damon Albarn. Siamo in Inghilterra d’altra parte, Dio salvi la Regina!

Vado oltre impavida: e tra gli adolescenti magici degli Eighties?

Se Jeremy non ha dimenticato il “metti la cera, togli la cera” di Daniel-San, è ancora Elisabeth che torna a stupirci. Chi mai preferirebbe Joan Cusack a suo fratello John? Soprattutto quando hai anche un Christian Slater giovane a tua disposizione, o un Charlie Sheen per dire. E invece no. “Joan Cusack, è una leggenda”, e il caso è chiuso.

A proposito delle preferenze fashion_stilistiche

Le risposte sono semplici, ma estremamente “posh”. Jeremy dichiara il suo amore per i jeans Kooples e le trainer Reebok. Elisabeth invece parte generica oscillando secondo un perfetto spirito dei tempi tra Topshop e Cos. Ma poi lancia un’esca precisa. La sua passione per Missoni è uno statement e un invito.

Round the moon
E che dire dei loro video?

Misteriosi a volte. Come quello di Round the Moon che recupera scene di un film svedese degli anni ’70, A Swedish Love Story, assolutamente perfetto per l’atmosfera. Mentre il segreto delle fotografie che fanno da sfondo ai loro concerti (e animano anche buona parte dell’imperdibile blog) è semplice: le mandano i loro fan. Come non cogliere un’occasione come questa? Vogliamo anche noi il nostro quarto d’ora di notorietà, prima che la crisi ci ingoi nel nulla. Summer Camp? Siete pronti a ricevere anche le nostre, rigorosamente d’epoca? Solo così forse potrò riscattare anni di schiuma appiccicosa nei capelli, shampoo alla mela e maltrattamenti stilistici. Questa è la via. Un sacrificio per l’arte, diciamo così. Ed è così che capisco: l’estetica Eighties è veramente cool.

Francesca Santoro

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Mostra Commenti (2)
  1. Daniela mi spiegherai poi quella delle sorelle maggiori che obbligavano a chiamare in radio…..comunque, anche se non conosco il gruppo, complimenti a entrambe per l'intervista !! Claudia

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