Dopo l’acqua, la terra.
Mi chiedo se Marco Corso, giovane promessa del made in Italy, non abbia intenzione di realizzare attraverso le sue collezioni una tetralogia degli elementi – tipo i capolavori di fantascienza di Ballard o i Litfiba dei bei tempi…
L’autunno/inverno del fashion designer ligure parte da un assunto: il pianeta si impoverisce (a causa nostra) di risorse e noi ci muoviamo, incessantemente al lavoro, come assennate formiche, dietro a nuove corse all’oro per trovare nuovi luoghi dove partire di nuovo, tra falsi miraggi – la pirite, l’oro degli stolti, che spunta dalla giacca in pelle, azzurra come un cielo incontaminato dai fumi delle fabbriche – il sapore antico delle rocce – color tortora come il cappotto – e la notte, nera come la pelle, che fa paura ma alimenta sogni e visioni.
Non so se prima o poi arriveranno anche fuoco ed aria, ma sicuramente Marco saprà come trasformarli in splendidi abiti.