Io, quando vedo quello che esce dalle mani autodidatte e dalla mente di Canedicoda, sempre indaffarata a partorie diaboliche simbologie, rimango sempre per un po’ con lo sguardo da pesce lesso, in ammirazione.
E’ uno dei pochi artisti italiani di cui comprerei qualsiasi cosa faccia, ha fatto, farà.
Ho una sua t-shirt, arrivata anche grazie all’intercessione del mio gatto, e purtroppo me la sono ritrovata, una mattina, con un buco enorme (no comment) ed ora sto seriamente pensando di farla incorniciare ed appendere alle ancora quasi spoglie pareti di questa nuova casa dove vivo insieme ad Ethel (che devo ancora convicere, riguardo all’appendere t-shirts usate).
Ora sono arrivati un po’ di nuovi modelli, tutti in tiratura limitata, tutti fatti a mano, nessuno uguale all’altro. Tonalità autunnali, simboli esoterici, poteri telepatici, un biblico arbusto infuocato.
Dopotutto Giovanni Donadini, aka Canedicoda, è un grafico-punkettone-anche-un-po’-street-se-vogliamo; è uomo navigato e sa tastare il polso della situazione. Quando il mondo attorno lo chiama (me + gatto compresi) lui tira fuori un po’ di roba nuova e poi, come le sirene, fa partire il suo canto (o una mail, è lo stesso) e aspetta.