Elisa Seitzinger ha firmato la locandina della nuova edizione del Concorto Film Festival

Nell’infanzia, quando la nostra esperienza del mondo è tutta in costruzione e non ci ha ancora legato mani e piedi alla cruda realtà, alle disarmanti domande che si interrogano sul verificarsi di qualcosa di altamente improbabile, se non impossibile, c’è sempre chi risponde evocando il proverbiale “asino che vola”.
«Quando potrò mangiare tutto il cioccolato del mondo?».
«Quando gli asini voleranno».
«Riuscirò a correre più veloce del vento!».
«Sì, il giorno in cui gli asini voleranno!».
«Sai che posso diventare invisibile?».
«Certo, e l’asino può volare».
Pure il “solito” Rodari ne ha dato la sua versione: in L’asino volante, racconto uscito ne Il libro degli errori, dei bambini chiedono al nonno «Quando diventeremo ricchi anche noi?», e lui risponde «Quando l’asino volerà» (ma poi, alla fine, quello ci riesce davvero… sollevato da un elicottero).

L’asino che vola è una figura retorica. Più precisamente un adynaton, che, come spiega Treccani, «consiste nell’affermare l’impossibilità che una cosa avvenga, subordinandone l’avverarsi a un altro fatto ritenuto impossibile».
Noi abbiamo gli asini — probabile retaggio della cultura contadina —, gli anglosassoni hanno il maiale, i finlandesi le mucche, sempre volanti, mentre i francesi preferiscono i polli ai quali crescono i denti, e i russi i granchi che fischiano su di una montagna.
Qualunque sia l’animale e le sue caratteristiche, sono tutte cose facili da immaginare. E infatti, in quella fase della vita in cui realtà e fantasia non hanno confini ben definiti, queste creature popolano il nostro immaginario con la medesima dignità di un ornitorinco o di una tigre albina. E anche se col tempo iniziamo a capire che sono poco plausibili, come i bambini del racconto di Rodari ci speriamo fortissimamente, proiettando nelle loro abilità aeree (o fischianti, o dentali) la soddisfazione nei nostri desideri e l’avverarsi dei nostri sogni.

(nelle immagini: illustrazione di Elisa Seitzinger per Concorto Film Festival 2024 | courtesy: Concorto Film Festival)

Anche raggiunta l’età adulta, c’è chi nella mente decide di lasciare una porta aperta agli asini volanti, confidando, prima o poi, di individuarne qualcuno con la coda dell’occhio.
È a queste eterne sognatrici e a questi eterni sognatori, capaci di non smettere mai di coltivare il fantastico, che si rivolge il Concorto Film Festival. Nato nel 2002 a Pontenure, in provincia di Piacenza, ogni anno il festival scioglie le corde che tengono gli asini ancorati a terra e li lascia liberi di volare sopra alle teste di un pubblico che, sempre più numeroso, ha reso l’evento uno dei più importanti a livello internazionale, in grado di calamitare nomi prestigiosi come Denis Villeneuve, Werner Herzog, Ruben Ostlund, James Franco, Ariane Labed, Chloë Sevigny, Pippo Delbono, Ben Rivers, Laura Bispuri, Antonio Piazza e Fabio Grassadonia, che, nel corso della varie edizioni, hanno presentato le proprie opere in concorso.

Concorto l’ha perfino scelto come simbolo l’asino che vola (il premio assegnato è l’Asino d’oro, mentre il blog della rassegna si chiama Asino Vola) affidandone di anno in anno la rappresentazione ad alcuni tra i più interessanti talenti delle arti visive. Nelle ultime edizioni, ad esempio, hanno prestato le loro chine, i loro pennelli e le loro matite all’asino del festival niente meno che DEMEricailcaneStefano FaravelliHITNESSilvia IdiliPelo Di CaneNolan PelletierCamilla Falsini, Fabio Consoli ed Elisa Talentino.
«Esistono animali» spiegano gli organizzatori «che vivono tra il mito e la realtà, chi giura di averli incontrati di solito è preso per matto. Eppure, questa fauna fantastica ci spia dai capitelli delle chiese romaniche, dai bracciali lucenti nelle teche dei musei, dai libri miniati delle biblioteche irlandesi. La forza di questa fauna non sta nel realismo, anzi, il contrario. La bidimensionalità li rende ancora più forti, preservando il mistero».

A proposito di mistero, per la nuova edizione — la 23ª, che in questi giorni ha anche aperto la call per partecipare alla selezione ufficiale — la scelta è caduta su una delle più conosciute, riconoscibili e originali illustratrici italiane: Elisa Seitzinger, “sacerdotessa” di uno stile che rilegge, in chiave contemporanea, l’incisione medievale, il simbolismo, l’iconografia esoterica, le icone russe, l’arte gotica e quella bizantina.
Il suo è un asino giocattolo dove gli elementi farseschi (i pois, la coda che termina in una nappa tipica dell’embrasse di una tenda, la testa separata dal corpo, la criniera da zebra) entrano in corto circuito con tutto l’immaginario ieratico citato dall’artista.
Il risultato è un’immagine che sembra sussurrare direttamente al nostro inconscio, evocando la magia del cinema e delle storie, e suggerendo che, sì, talvolta gli asini possono volare.

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