In punta di penna: Sara Fasolin

Interviste ad artisti della Bic

Pare che il pittore, scultore e incisore svizzero Alberto Giacometti sia stato tra i primi, grandi artisti a usare la penna Bic per disegnare. Una volta affermò che, poco importa che si facesse scultura o pittura, la cosa più importante rimane il disegno. Un concetto senza dubbio molto avanti con i tempi.
Oggi, nel frattempo, abbiamo un’illustratrice che non conoscevo e di cui ho appena scoperto il lavoro: Sara Fasolin.

Sara Fasolin, “One thing at a time

Ciao Sara, presentati ai lettori di Frizzifrizzi: chi sei, cosa fai, da dove vieni, dove vai?

Sono Sara, artista a tempo pieno, vivo in provincia di Verona.
Ho fatto un sacco di lavori diversi nel corso degli anni e, in maniera più o meno costante, l’arte è sempre stata presente. Disegno da quando riesco a ricordare, a periodi e sempre per me, finché ho sentito il bisogno di dedicare più tempo e attenzione a quello che forse poteva diventare più di un passatempo.
Nel 2019 ho deciso di lasciare un lavoro che non mi piaceva per cercare di migliorare le mie capacità il più velocemente possibile. Questa decisione mi ha portata a oggi, dove sperimento gli alti, i bassi e gli stimoli infiniti di condurre un’attività in proprio.
I miei soggetti sono animali, sono molto attratta dal surreale, con un’inclinazione dark, e dalle emozioni che sto attivamente cercando di vivere e capire meglio che posso, per riuscire poi a trasferirle su carta.

Come hai cominciato a disegnare con la BIC?

Dunque, ho iniziato ad usare la Bic perché è lì, già pronta, la devi solo prendere in mano, non devi preparare il tavolo come per acquerelli o tempere. È una penna, te la porti ovunque, adoro poterne lasciare una in ogni zaino, borsa o tasca, così, per ogni evenienza. 
Sono stata innamorata degli acquerelli per un po’ di anni, ma capitava, e mi capita, di avere spesso momenti no o poca energia e anche solo l’idea di dover preparare tutta quella roba per iniziare a disegnare mi scoraggiava al punto da rinunciare proprio a sedermi al tavolo. Passare alla Bic ha eliminato questo scoglio.

Sara Fasolin, “Golden Eagle”
Sara Fasolin, “Hoopoe”

Gli artisti che ho intervistato finora sono perlopiù “monocromatici”: la maggior parte lavora con la penna blu, qualche volta rossa, più raramente verde. Tu sei la prima che mescola i colori. Vuoi raccontarci la tua tecnica?

Amo tantissimo il bianco e nero, ma ogni tanto ho bisogno di una pausa, quindi ho comprato un quintale di penne a sfera colorate, Bic e non, per avere più sfumature possibili. Ho iniziato con il tratteggio, quindi uno strato molto leggero alla volta e tanti colori diversi sovrapposti. È un po’ come usare le matite colorate, ma le tonalità mi sembrano più accese.
Trovo i colori molto più impegnativi da gestire del bianco e nero, infatti le mie pause colore durano sempre poco, torno veloce e volentieri dalla mia Bic nera, però danno tanta soddisfazione, non vedo l’ora di prenderci più confidenza.

Anche i tuoi soggetti sono molto originali. Gli artisti che ho incontrato fino ad ora lavorano a ritratti in modo iperrealistico, tu invece hai un universo naturalistico ma soprattutto creepy
Vuoi parlarcene? Quali sono le tue passioni in merito?

Ho sempre disegnato animali, mi affascinano moltissimo. L’amore folle è partito lavorando in un centro recupero animali, ho passato quasi due anni a stretto contatto con ogni tipo di bestiola, direi quasi h24, e questa esperienza ha impattato parecchio sul mio rapporto con loro, in maniera positiva. Vedo una volpe o una lepre e penso «uao, voglio disegnarne una». Mi piace la loro anatomia, come si muovono, mi chiedo cosa pensino, se pensano. Mi incuriosiscono, ecco.
Il lato dark — eh, bella domanda! Ogni tanto mi chiedo anche io come sia nato questo interesse.
È venuto fuori un po’ così, senza preavviso. Appena mi sono messa a disegnare con costanza, è iniziato a sbucare qualche elemento strano, creepy, fuori posto, e più ne aggiungevo più mi piaceva quello che vedevo. Si è consolidato quando ho provato ad usare attivamente questi elementi per esprimere delle emozioni e ora non potrei farne a meno. Tuttora stento a credere a quanto mi stia aiutando cercare di descrivere un’emozione con un disegno.

Sara Fasolin, “To crave”
Sara Fasolin, “Lonely
Sara Fasolin, “Contrition”

Come lavori di solito? Su commissione, oppure disegni liberamente e poi vendi i tuoi lavori? E cosa vendi? Stampe oppure originali?

Ho iniziato prendendo qualche commissione, ma il mio cervello tende a diventare capriccioso quando si tratta di disegnare un’idea che non è la sua, quindi disegno quello che mi passa per la testa e ne faccio delle stampe, di solito in edizione limitata. E se riesco vendo anche gli originali.
Mi trovo molto bene lavorando così, spero di poter continuare su questa strada.

Ho visto che sei tatuata. Disegna da te i tuoi tatuaggi? Ne disegni anche per altri?

No, per ora sto collezionando opere di altre persone, mi piace innamorarmi di un soggetto o dello stile che vedo e sentire il “devo avere questo tatuaggio” o “voglio un progetto da questa persona”.
Lo spazio qui è ancora tanto, però. Sono abbastanza sicura che qualche disegnino me lo farò da me, probabilmente qualche uccelletto.
Mi piace proporre delle idee per tatuaggi, che vendo poi nel mio shop, ma, a parte qualche rara eccezione, non prendo commissioni.
C’è anche una buona probabilità che prima o poi mi metta io stessa a fare tatuaggi, mi ha sempre attirata molto.

Sara Fasolin, “Knot”

Di base in provincia di Verona, Sara Fasolin disegna da sempre.
Nel 2019 ha lasciato il lavoro per fare illustrazione a tempo pieno.
Vende le sue opere online e la si può seguire anche su TikTok.

Sara Fasolin

Intervista a cura di Davide Calì

editorialista
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