In punta di penna: Virginia Mori

Interviste ad artisti della Bic

Se fu László Bíró a inventare la penna che porta il suo nome, fu in realtà uno scrittore a identificare l’oggetto con il nome del suo inventore: Italo Calvino.
Finora ho intervistato un illustratore, un tatuatore e due artisti. Oggi è finalmente il turno di un’illustratrice, fatto di cui sono doppiamente contento perché si stratta di Virginia Mori, con cui ho avuto il piacere di lavorare un paio di anni fa, scrivendo una serie di racconti ispirati alle sue illustrazioni, poi raccolti nel libro Feeling Bed (Hop Edizioni).

Virginia Mori, “Top Floor”, 2023

Innanzi tutto dimmi: Bic blu, nera o rossa?

Tutte e tre, ho iniziato esclusivamente con il nero, ma poi a mano a mano ho sperimentato anche con gli altri colori disponibili, persino il rosa.

Quando hai cominciato a fare illustrazione con la Bic?

Ho cominciato quando ho iniziato a studiare alla Scuola d’arte di Urbino, nel 2001 circa, ma già ci scarabocchiavo sui libri con la penna anche da adolescente, come tutti immagino.

Come mai l’hai preferita ad altri materiali?

Diciamo che sono a mio agio con le cose semplici.

Mi hai detto che, di recente, alla penna hai unito il ritocco in digitale?

Sì, esatto, mi capita ultimamente, soprattutto per i lavori editoriali su commissione, di aggiungere il colore in un secondo momento in digitale, questo ha aperto una variante al mio stile classico in bianco e nero o con pochissimo colore. 

Virginia Mori, “Fragole”

Dal punto di vista della riproducibilità, sei soddisfatta della stampa dei tuoi lavori a penna Bic?

Sì, abbastanza. Le stampe Fine Art sono molto fedeli, riguardo la stampa editoriale a volte possono perdersi dei particolari, il foglio può creare aloni strani o possono esserci delle difficoltà a causa di viraggi che l’inchiostro prende, di solito o verso il verde o verso il rosso, se sono presenti altri colori a penna è necessario bilanciarli separatamente, ma niente di impossibile, di solito un grafico risolve tutto.

Quanto impieghi a realizzare un’illustrazione?

Dipende, da un giorno per quelle con un singolo soggetto a una settimana per quelle più complesse come quelle a tema labirinto.

Quante Bic consumi l’anno?

Non so dirlo perché non le consumo mai fino in fondo, dopo qualche tempo la punta si spana e posso usarla solo per riempire i neri, ma qualche volta cominciano a macchiare così sostituisco anche quelle e le uso solo per i bozzetti, mentre per i dettagli ne inizio sempre di nuove perché ho bisogno di punte precise, così mi ritrovo ad avere decine di Bic in stadi diversi, qualcuna poi la perdo, la metto in borsa, la presto, la lascio alle poste… insomma non tengo i conti, forse una trentina all’anno?

Virginia Mori, “Labyrinth”, 2019
Virginia Mori, “Cavalletta”, 2018
Virginia Mori, “Cancello”, 2014
Virginia Mori, “Reading twice”

Virginia Mori vive e lavora tra Pesaro e Milano. Si perfeziona in Illustrazione e Animazione all’Istituto Statale d’Arte di Urbino, esperienza formativa che contribuisce a costruire e consolidare il suo immaginario artistico e che le permette di muovere i primi passi nella realizzazione di corti di animazione tradizionale e nell’illustrazione. 
I suoi disegni a penna Bic sono stati esposti in diverse collettive e personali, in Italia e all’estero.

Intervista a cura di Davide Calì

editorialista
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